Il dizionario infernale by Jacques Auguste & Simon Collin de Plancy

Il dizionario infernale by Jacques Auguste & Simon Collin de Plancy

autore:Jacques Auguste & Simon Collin de Plancy [Auguste, Jacques & Plancy, Simon Collin de]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Mediterranee
pubblicato: 2023-11-25T00:00:00+00:00


Il diavolo è spesso designato con il nome di un antico drago, e qualche volta prese la forma di questa bestia leggendaria. Olibrio, governatore d’Antiochia, fece imprigionare santa Margherita perché era cristiana. Margherita, trovandosi sola, pregò il cielo di farle vedere il diavolo. In un attimo le apparve un enorme drago che spalancò la bocca per divorarla. Questa gola era così grande che la santa non seppe sulle prime a chi ricorrere; intanto, il drago, allungando la mascella superiore sulla testa di Margherita e la lingua sotto i suoi piedi, la inghiottì a un tratto e probabilmente in piedi. Ma prima che egli avesse potuto digerirla Margherita si fece il segno della croce e subito il ventre del drago scoppiò, la lasciò sana e fresca nella prigione, e disparve non si sa come. Tuttavia, non passò molto tempo che le comparve di nuovo sotto la figura di un uomo: Margherita lo riconobbe, lo afferrò per il collo e non lo lasciò che dopo avergli dato pan per focaccia (Jacobus de Voragine, Legenda aurea). Così, dunque, non è sotto la forma di un drago che essa lo vinse, e non bisognerebbe rappresentare santa Margherita assisa sopra un drago.

I Cinesi rendono una specie di culto ai draghi. Se ne vedono sui loro vestiti, i loro libri, i loro quadri. Essi li considerano come principio della loro felicità, immaginano che dispongano delle stagioni e facciano a loro piacimento cadere la pioggia e rumoreggiare il tuono. Sono persuasi che tutti i beni della terra siano affidati alla loro custodia, e che abitino ordinariamente sulle alte montagne.

Il drago era pure di somma importanza presso i nostri padri; e tutte le nostre novelle dei draghi devono risalire a una antichità remota.

Druidi. Sacerdoti degli antichi Galli. Essi insegnavano la sapienza e la morale ai principali personaggi del popolo. Abitavano le foreste ed esponevano le dottrine che professavano intorno alla grandezza e alla forma del mondo, ai diversi movimenti degli astri e alla volontà degli dei. Fra i loro dogmi, avevano questo: le anime vanno eternamente vagando da questo all’altro mondo, vale a dire, che ciò che noi chiamiamo morte non è che l’ingresso nell’altro mondo, mentre ciò che si chiama vita non è se non l’uscirne per ritornare in questo.

I druidi di Autun attribuivano una gran virtù all’uovo del serpente, e nelle loro bandiere avevano per stemmi serpenti d’argento sormontati da un vischio di quercia adorno delle sue spire.

Il capo dei druidi aveva le chiavi per simbolo (Diodoro Siculo).

Nella piccola isola dirimpetto a Quimper, vi era un collegio di druidesse, che i Galli chiamavano jenes (profetesse). Queste ultime erano in numero di nove, conservavano una verginità perpetua, leggevano gli oracoli e avevano il potere di tenersi soggetti i venti e di suscitare le tempeste; potevano pure assumere la forma di ogni specie di animali, guarire le malattie più inveterate e predire l’avvenire.

Vi erano altre druidesse che si maritavano, ma non uscivano che una volta all’anno dal loro ritiro e non passavano che un sol giorno con i loro mariti; erano adorate e partorivano tutti gli anni un figlio.



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