Apocalisse Z by Manel Loumeiro

Apocalisse Z by Manel Loumeiro

autore:Manel Loumeiro [Loumeiro, Manel]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-03-09T09:15:32.210000+00:00


Nemmeno. La faccia di Kritzinev era uno spettacolo, e suppongo che la mia non fosse da meno. Mi sono disteso sul sedile, pensando a tutta velocità cosa diavolo potesse essere. Il mio sguardo febbrile percorreva il cruscotto del furgone cercando qualcosa che mi potesse orientare. Di colpo i miei occhi si sono posati sull’interruttore delle luci. Erano rimaste accese, merda. Be’, era chiaro. Il tizio che era corso via a gambe levate non solo non aveva spento il motore, ma aveva pure lasciato le luci accese. E

così la batteria si era consumata.

Mi immaginavo la scena: la strada illuminata dalle luci dei fari, sempre più giallognole e intermittenti, man mano che la batteria si consumava, e centinaia di non-morti che circondavano il furgone abbandonato, dirette al Punto Sicuro.

Bisognava fare qualcosa. Il mio sguardo si è posato sulla Volkswagen in fondo alla strada. Era un’auto con meno di tre anni e doveva avere una batteria ancora in buono stato. Ho pensato anche di dire a Kritzinev che rimandasse Safiq al parcheggio della Citroën, in cerca di una batteria nuova di zecca di uno dei veicoli parcheggiati, ma ero certo avrebbe rifiutato. Il sole era sempre più alto, eravamo molto in ritardo sulla tabella di marcia e l’ucraino iniziava a spazientirsi. Non volevo perdere altro tempo, avevamo la Volkswagen. Inoltre, con la luce del giorno, il parcheggio della Citroën era un luogo troppo pericoloso per andarci a passeggio. Non restava altra soluzione che andare a recuperare quella batteria.

Mi sono girato verso Viktor e, attraverso il finestrino intermedio, gli ho sussurrato quello che doveva dire a Kritzinev. Dopo un rapido scambio tra i due, il piccolo ucraino è impallidito e mi ha guardato disperato. Ho capito all’istante. Gli toccava andare a prendere la batteria.

Mi ha corretto subito. Toccava a noi. Insieme. Merda.

Siamo scesi dal furgone tra le battute beffarde dei pakistani. Camminando quasi in punta di piedi, ci siamo avvicinati alla New Beetle, che col suo color giallo limone stonava in mezzo alla sporcizia e all’abbandono del porto. Era parcheggiata proprio alla fine della strada, vicino al muro di cinta. Sporgendo con cautela la testa oltre l’angolo, ho visto una mezza dozzina di quegli esseri, piazzati in diversi punti della carreggiata, come immersi in uno stato di trance. Forse stavano dormendo. Non lo so. Mi era chiaro soltanto che erano vicini a noi. Molto vicini. Troppo.



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