Un'odissea Marziana by Stanley G. Weinbaum

Un'odissea Marziana by Stanley G. Weinbaum

autore:Stanley G. Weinbaum [Weinbaum, Stanley G.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788825405491
editore: Delos
pubblicato: 2019-03-24T23:00:00+00:00


Trascorsero quattro giorni prima che rivedesse la navetta. A sera, mentre il sole calava all’orizzonte con la stessa velocità di una candela immersa nell’acqua, l’apparecchio apparve lampeggiando dal cielo meridionale e atterrò dolcemente sugli sbuffi fiammeggianti dei razzi ventrali.

I due astronauti uscirono, attraversarono l’oscurità che si addensava rapidamente e salirono a bordo dell’Ares.

Harrison li osservò con attenzione prima di parlare: Jarvis era lacero e graffiato, ma in condizioni migliori di Leroy. Il biologo era pallido come un cadavere; aveva un braccio fasciato di termoplastica e i suoi abiti erano ridotti a stracci. Ma furono soprattutto i suoi occhi a colpire il comandante che lo conosceva bene: era ovvio che il francese era spaventato. E questo era inconsueto, perché Leroy non era un vigliacco, altrimenti non sarebbe stato fra i quattro prescelti dall’Accademia per la prima spedizione marziana. Tuttavia, la bizzarra fissità dello sguardo sembrava quella di un individuo in trance o in estasi.

Ha l’aspetto di uno che ha visto insieme il paradiso e l’inferno, pensò Harrison. Ma doveva ancora scoprire fino a che punto aveva ragione.

Assunse un tono burbero, quando i due sedettero, stanchissimi. – Avrei dovuto saperlo che non era il caso di autorizzarvi a fare niente che esulasse dal recupero dei filmati. – Disse. – Come va il tuo braccio, Leroy?

– Non è niente… solo una ferita – intervenne Jarvis. – Qui su Marte non esiste pericolo d’infezione. Leroy afferma che non ci sono microbi.

– Bene! – concluse il comandante. – Allora sentiamo il vostro rapporto, perché quelli via radio erano demenziali: “Fuggiti dal paradiso!” Puah!

– Non volevo scendere nei particolari per radio – disse Jarvis. – Non avresti potuto renderti conto di come stavano le cose e avresti pensato che eravamo ammattiti.

– È proprio quello che penso.

– Moi aussi! – sbottò Leroy. – Anch’io!

– Devo cominciare dal principio? – chiese Jarvis – oppure i nostri primi rapporti erano chiari. – Guardò l’ingegner Putz, che era entrato in silenzio, con la faccia e le mani nere di grasso, e si era seduto accanto a Harrison.

– Comincia dall’inizio – disse il comandante.

– D’accordo – attaccò Jarvis. – Siamo partiti e ci siamo diretti verso sud, lungo la stessa rotta che avevo seguito la settimana scorsa. Credevo di essere abituato a questo orizzonte circoscritto, e mi sentivo tranquillo, ma qui si continua a sopravvalutare le distanze: un oggetto che si trova a cinque chilometri sembra che sia a dieci, e hai l’impressione che sia quattro volte più grande di quello che è in realtà. Una collinetta sembra una montagna, finché non ci sei sopra.

– Lo so – borbottò Harrison.

– Sì, ma Leroy non lo sapeva, e ho passato il primo paio d’ore tentando di spiegarglielo. Quando finalmente l’ha capito avevamo superato il Mare Cimmerium e ci trovavamo sopra il deserto Xanthus. Abbiamo sorvolato il canale con la città di fango degli esseri a forma di barile e il posto dove Tweel aveva sparato alla bestia del sogno. A quel punto, Pierre ha insistito perché atterrassi per dargli l’occasione di studiare i resti.



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