Il messaggio occulto di Dante by G. L. Barone

Il messaggio occulto di Dante by G. L. Barone

autore:G. L. Barone
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Thrillers, General, Fiction
ISBN: 9788854160873
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-11-06T23:00:00+00:00


Capitolo 28

Parigi, Capodanno. 14:59.

Nigel Sforza, un giovane incaricato dell’hotel e i due agenti della gendarmeria raggiunsero la suite César Ritz di Meredith. Era l’ultima camera che visitavano.

Nei minuti precedenti erano stati nella suite Imperiale di Cassini e in quella che era stata occupata da Julia Duskrjadčenko.

Avevano trovato le stanze in perfetto ordine e, in effetti, stando ai dati registrati dalla sicurezza, l’unica a essere stata utilizzata era quella di Cassini.

Il concierge fece scorrere il suo passepartout nella serratura elettronica. Dopo un istante, la porta laccata di bianco si aprì con un clic molto discreto.

Appena dentro, i quattro uomini ebbero immediatamente la sensazione che qualcosa non andasse. L’ingresso, che dava sul salone principale e sulla grande sala da pranzo, non era nel consueto ordine a cui erano abituati: il tappeto persiano era arruffato e una delle quattro poltroncine in stile Luigi XV del salottino era invece rovesciata.

«Ci sono stati ospiti», esclamò Sforza con tono grave. «E non parlo degli addetti alle pulizie».

L’uomo della sicurezza estrasse una radio dalla giacca e bisbigliò qualcosa nel microfono, lo sguardo più impaurito che sorpreso.

I quattro si spostarono insieme verso una delle due camere. Sul letto a baldacchino, che si diceva fosse identico a quello di Maria Antonietta, erano disseminati alcuni abiti femminili, come se la valigia fosse improvvisamente esplosa; per terra c’era il contenuto di un altro borsone: si vedeva il cavo di alimentazione del cellulare, un libro e una serie di fogli sparsi. Accanto, un tablet con il vetro incrinato.

«Quando è stata aperta la porta?», bisbigliò il giovane dell’hotel alla radio.

Una voce gracchiò dall’auricolare.

Intanto i gendarmi si diressero uno nell’altra camera da letto e l’altro verso la stanza da bagno.

«Cosa? Un quarto d’ora fa? E da chi?».

Sforza era immobile in silenzio. Si era avvicinato alla carta da parati con foglie d’oro e adesso sbirciava oltre la tenda, verso Place Vendôme. Accanto alla finestra c’era una commode laccata. Appena il giovane incaricato dal direttore reinfilò la radio nella giacca, con uno sguardo lugubre, l’ispettore lo fissò dritto negli occhi. «Scommetto che la serratura è stata aperta esattamente con un badge uguale al suo».

«Come fa a saperlo?»

«Perché è qui!», rispose indicando una piccola tessera con microchip appoggiata sul mobiletto. «Se fossi un ladro e cercassi qualcosa però non abbandonerei la chiave che mi ha permes…».

In quell’istante un rumore sordo, proveniente dal bagno, attirò la sua attenzione. Era come se fosse caduto un oggetto di grosse dimensioni.

Si voltò di scatto, esattamente come il giovane.

Poi un altro suono, più forte, nitido e questa volta inconfondibile, echeggiò da oltre il muro: era uno sparo.

I due si buttarono per terra, andando a nascondersi dietro il letto a baldacchino.

L’altro gendarme, nel frattempo, si presentò sulla porta della suite con una Beretta in pugno: lo sparo era arrivato dal bagno, dove si era diretto il suo collega, ma non era stato seguito da voci o da altri rumori.

La situazione di stallo durò alcuni secondi. Nessun suono, nessun sibilo, nessun rumore.

«Se fossi un ladro, non abbandonerei la chiave…». Sforza, sottovoce, cercò di concludere la frase che aveva lasciato a metà.



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