Inverno Giallo 1966 by AA.VV

Inverno Giallo 1966 by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:23:33+00:00


A Milena. Solo Parole.

Guardarla fu come tuffarsi in un torrente di montagna. Gelido. Eccitante.

Travolgente.

Candido si era seduto al tavolo più lontano dal banco, nell’angolo più buio del locale. Aveva osservato la tastiera un po’ sporca, lo schermo nero come l’universo traendo un respiro. L’idea di andare in quel nuovo bar telematico non era stata sua, ma di Mauro, come capitava sempre. Seduto in silenzio aveva cercato dentro di sé un barlume di coraggio, una scheggia di volontà. L’aveva cercata, cercata. Diciott’anni sono un tempo troppo breve per arrendersi, aveva pensato. E aveva continuato a cercare.

I ragazzi entravano a due tre quattro cinque alla volta, risucchiati dal caldo del locale, dalla musica, dalle risate. Li vedeva darsi pacche sulle spalle e raggiungere i tavoli. Sopra ogni tavolo, un computer.

Quando lei era entrata il respiro di Candido si era fatto affannoso. Non aveva mai provato una sensazione simile. Era quasi dolore. Sollevò piano gli occhi dal video e li lanciò all’inseguimento. Lei, bionda e minuta, se ne stava seduta tra altre ragazze dai capelli colorati che ridevano e parlavano.

Di tanto in tanto da una porta sbucavano ragazzi vestiti di bianco che reggevano sul palmo della mano vassoi colmi di boccali di birra. Fissando il liquido chiaro in quelle grosse tazze, Candido si sentiva così: ondeggiante.

Il primo impulso era stato di alzarsi e uscire da quel posto il più velocemente possibile e porre tra lui e i computer, le birre e le decine di suoi coetanei molti ma molti metri di distanza. A Mauro avrebbe raccontato una balla qualsiasi. Tanto non se la sarebbe bevuta comunque. Mauro lo conosceva troppo bene. Avrebbe accettato qualsiasi storia, ma conoscendo perfettamente la ragione vera che lo aveva spinto a tornare a casa: paura. Paura grassa e invadente che trasudava dai pori come sudore.

Poi lei era entrata e l’impulso di Candido era stato stroncato alle gambe, facendolo ricadere sulla sedia con un cioc soffocato. Non si poteva definire bella, ma l’intensità con cui si era guardata attorno, lanciando una rapida occhiata nella sua direzione, lo aveva fulminato. Era stata solo un’occhiata distratta che lo aveva inchiodato alla sedia. Una specie di temporale scatenatosi all’improvviso. L’aveva osservata accomodarsi a un tavolo poco lontano dal suo e non era più riuscito a formulare un pensiero coerente. Nel suo cervello scorreva una sola scritta intermittente e luminosissima: “è lei è lei è lei è lei…”. La saliva gli si era ritirata dalla bocca come le acque del mare davanti a Mosè e il cuore gli pareva che battesse in modo asincrono: tapum tapum pum pum ta ta ta pum pum.

Sentiva gli occhi di tutti su di sé, neanche fosse stato nudo. Realizzò nel giro di pochi secondi che nessuno, proprio nessuno, lo stava filando. Come sempre. La gamba destra partì in una serie accelerata di su e giù. Cercò di calmarsi. E gli partì la sinistra. Si passò i palmi umidi sulle cosce. Fu come accarezzare con la gelatina due stanghe di ferro durante un terremoto. “Adesso mi alzo e me ne vado.



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