Kandinskij by Jolanda Nigro Covre
autore:Jolanda Nigro Covre [Covre, Jolanda Nigro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-04-09T22:00:00+00:00
AMEBE, EMBRIONI, VITE IN FORMAZIONE
Al pari della «parete nuda», il non-colore bianco, in Dello spirituale nell’arte, è per Kandinskij «simbolo di un mondo in cui tutti i colori, come proprietà e sostanze materiali, sono scomparsi» e «agisce sulla nostra psiche come un grande silenzio»; un silenzio «che non è morto, bensì ricco di possibilità. Il suono del bianco è come un silenzio di cui all’improvviso si riesce a capire il significato. È un nulla giovane o, più esattamente, un nulla anteriore al principio, alla nascita. Così risuonava forse la terra nei bianchi periodi dell’era glaciale». Dal bianco ora Kandinskij riparte per meditare sul mistero della nascita.
Nel 1933 l’artista lascia il Bauhaus, chiuso dai nazisti, e l’anno successivo si stabilisce a Parigi. Già umori surrealisti sono entrati, dall’inizio del decennio, nella sua pittura, ma da questo momento il vuoto che ha amato per lunghi anni è sostituito da una proliferazione di immagini, da molti ricondotte ai pittogrammi dell’antica arte popolare russa mai dimenticata, e dall’affollarsi di forme organiche di complessa origine.
È questo il caso di La linea bianca, del 1936, una gouache interessante anche per la sua storia: indotto da motivi di spazio e di mercato, l’artista produce una serie di dipinti di piccolo formato, ma questo, particolarmente fortunato, entra al Jeu de Paume, introducendo peraltro all’astrazione anche le collezioni nazionali francesi. È un quadro denso di piccoli elementi colorati, inscritti in grandi ectoplasmi su cui si staglia la tagliente, brillante linea bianca, anch’essa animata da un singolare, quasi leggibile profilo sovrastato da tre bizzarri filamenti. Le precedenti serpentine scure su fondo bianco e colorato sembrano rovesciarsi di significato. I punti colorati su fondo nero rievocano le pitture fiabesche dei primi quadri russi di Kandinskij, mentre qui il nero si può anch’esso interpretare secondo un’osservazione risalente a Dello spirituale nell’arte: sul nero, proprio in quanto «un nulla privo di possibilità», «un eterno silenzio senza futuro», «ogni altro colore, anche quello che ha il suono più debole, acquista un suono più forte e più preciso, a differenza di quanto avviene su un fondo bianco». Lo stesso fondo sarà utilizzato per la Composizione X.
Le ultime due Composizioni, dipinte, rispettivamente, nel 1936 e nel 1939, sembrano staccarsi dalle tematiche delle prime sette, come anche dalla freddezza dell’ottava. Nella Composizione IX, su un fondo diviso con precisione geometrica in bande diagonali si intrecciano una serpentina bianca e una nera con piccole forme amebiche, circolari e quadrangolari, in un effetto di caos tra geometria e organicità. La Composizione X ha suscitato maggiore attenzione. Quasi nessun elemento geometrico è regolare e i colori assumono un carattere estremo di brillantezza che ha spesso richiamato quello del mosaico, mentre gli effetti di trasparenza, come quello del cerchio opalescente nella parte superiore, sono più ricercati rispetto alla composizione precedente. La presenza di forme tratte dalle decorazioni popolari russe è un fatto riconosciuto dalla critica. In particolare, la forma irregolare, di colore bruno, in alto a sinistra, con i fitti simboli che vi appaiono, è stata interpretata come un’allusione al tamburo sciamanico, costellato di pittogrammi.
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