La croce e la sfinge by Pierluigi Panza

La croce e la sfinge by Pierluigi Panza

autore:Pierluigi, Panza [Pierluigi, Panza]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Qualche giorno dopo, Gio Batta venne ricevuto in Vaticano. Nel consegnargli la spada di cavaliere, conoscendo il suo carattere saturnino, le cronache riportano che “Sua Beatitudine” non dimenticò di avanzargli una raccomandazione: “Servitevi di questa spada solo per difendere la Fede, non per vostre pazze gelosie”. Lui dovette chinare ancor più il capo a terra, mormorando “Vostra santità, Vostra santità…”. Poi il cardinal Antonelli gli fece cenno d’alzarsi. Lui obbedì e indietreggiò, uscendo dalla sala senza mai volgere le spalle al Pontefice - mentre monsignor Rezzonico, il nipote, assisteva al trionfo del suo architettore.

Da quel giorno, Gio Batta Piranesi fu cavaliere come l’immortale pittore di rovine Giovan Battista Pannini, il divino Pompeo Batoni, l’ineguagliabile Anton Raffaello Mengs (“Sì, Zuanne!”), come Caravaggio e come Bernini. Il cavalier Gio Batta Piranesi architetto veneziano: era il nome più lungo che avesse mai avuto! Era diventato uno degli architetti più famosi di quella Roma che, sebbene fosse sull’orlo della catastrofe - tanto che nessuna donna di dishonesta vita aveva cessato il proprio negozio neppure durante quel Natale - era pur sempre la Città Eterna.

Immaginiamo che una notte di quelle sia salito con la sua spada di cavaliere sull’Aventino tagliato a fette dalla luce della candela. Forse aveva con sé il figlio Francesco - stando attento che gli sbandati delle locande non lo assalissero. Certamente, di fronte alla chiesa, maledisse qualche canegarzone per “l’ovolo e l’abbaco mal fatto” del capitello. Mentre sentiva ululare sulla terra dove era stato sepolto Remo, pensò che un giorno, un giorno che lui non avrebbe visto, anche quel suo sforzo innalzato verso il cielo sarebbe ritornato polvere. Ma prima, per qualche tempo, la sua opera sarebbe diventata una venerabile ruina, come sospesa in uno stato imparziale. E in quella sospensione - Francesco, di sicuro, aveva freddo -, in quella visibile lotta tra cielo e terra, il trionfo di San Basilio, le croci ottagone e le sfingi avrebbero trovato il loro vero compimento. Poi, quegli impasti di calce e gesso sarebbero ritornati polvere; ma per un attimo, nella storia, la sua chiesa esisteva, era lì, e parlava a chi era in grado di capire. E quella era la sua architettura: nulla di più, nulla di meno di ciò che l’architettura poteva dare.

Il 10 aprile del 1767, il cavalier Gio Batta Piranesi architetto veneziano firmò il manoscritto che documentava le spese sostenute per tutte le partite di lavoro effettuate al cantiere del priorato “dal 20 novembre 1764 al 13 ottobre 1766”.



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