La paziente scomparsa by Liz Lawler

La paziente scomparsa by Liz Lawler

autore:Liz Lawler [Lawler, Liz]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Thriller, Generica
ISBN: 9788822735164
Google: LOCcDwAAQBAJ
editore: Newton Compton
pubblicato: 2019-08-28T22:00:00+00:00


Emily non riusciva a capire se fosse notte o giorno. Era a letto ed era stata spogliata. Sotto il camice di cotone indossava ancora la biancheria. Era sollevata di non essere completamente nuda. Il letto era appoggiato al muro e sulla destra c’era un comodino. La luce soffusa del soffitto creava un bagliore caldo nella stanza, piuttosto grossa per essere una singola, sui dieci metri quadrati. C’era un armadio a un’anta attaccato a una scrivania, una poltroncina di pelle, una lampada sulla scrivania e, per quanto fosse sorprendente, a terra c’era la moquette. Sopra la scrivania, attaccato al muro, c’era un quadro, e le persiane della finestra erano chiuse completamente. Sullo stesso lato del letto c’era una porta di legno, ma il suo sguardo si fermò sulla seconda porta, quella davanti a lei.

Dietro c’erano le persone che l’avevano messa lì.

Sarebbe rimasta calma. Era la sua migliore difesa. Basta lacrime. Al momento la sua unica possibilità per uscire di lì era dare le risposte corrette. Conosceva a sufficienza il reparto di psichiatria per sapere come sopravvivere. Avrebbe ammesso di essere depressa, di avere l’ansia, di vedere persone che non c’erano e avrebbe dato la colpa di tutto a Zoe. Zoe era il suo asso nella manica. Il motivo e la causa dei suoi malori. Era appena passato il primo anniversario. Aveva tutto il diritto di avere una piccola crisi. Geraldine sarebbe stata sollevata se le avesse detto che si era inventata tutto. E chiaramente si sarebbe scusata per aver sprecato il tempo della polizia. Non era stata sua intenzione, ma mentre Zoe risultava ancora scomparsa, la sua mente aveva creato una serie di personaggi su cui poteva concentrarsi. Persone che pensava avessero bisogno di aiuto. Un transfert per non pensare più solamente a Zoe. Ecco quello che avrebbe raccontato, e così l’avrebbero giudicata sana di mente, e se ne sarebbe potuta andare subito di lì.

Si alzò, trovò l’interruttore e aumentò la luminosità della stanza. Aprì la porta in fondo al letto e vide un piccolo bagno con una doccia, un gabinetto e un lavandino, due asciugamani bianchi, un mini dentifricio, un deodorante, del sapone, un pettine, una spazzola e un paio di mutandine usa e getta di carta. Entrò, cercando un chiavistello per la porta, ma si dovette accontentare di chiuderla con la maniglia.

Usò il bagno e fece una doccia veloce, poi si infilò i suoi vestiti che erano appesi nell’armadio. Gli appendini erano di plastica e attaccati alla barra dell’armadio. Si infilò i sandali e si pettinò. Nessuno l’aveva ancora disturbata. Andò verso la finestra, trovò un interruttore per le persiane, lo premette. Aprendosi emisero un ronzio e nella stanza entrò la sbiadita luce del giorno. I muri erano dipinti di un blu leggero con delle sagome bianche aggiunte per ricordare delle nuvole. Era l’immagine di una spiaggia; cielo soleggiato, mare e sabbia, e in mezzo piccole onde sulla superficie verdastra. La finestra era un’unica lastra di vetro, che non si apriva. Sapeva esattamente dove si trovava: l’ultimo piano della Windsor Bridge.



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