Labyrinth by A. C. H. Smith

Labyrinth by A. C. H. Smith

autore:A. C. H. Smith [Smith, A. C. H.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Novela, Aventuras, Fantástico, Infantil, Juvenil
editore: ePubLibre
pubblicato: 1986-06-03T16:00:00+00:00


10

Nessun problema

Goggle si stava ancora aggirando intorno al labirinto di siepe, riflettendo sul da farsi, e considerando soprattutto l’innegabile evidenza che quella ragazzina si era presa i suoi gioielli. Aveva fatto del suo meglio per compiacere tutti e due, sia lei sia Jareth, e questo era il ringraziamento. Altro che storie.

Quando Sarah urlò, Goggle la sentì. Si immobilizzò sui due piedi (che lo stavano conducendo verso l’ingresso del Labirinto). Restò in ascolto, sentì un secondo urlo, lottò un momento con quella cosa di lui che più somigliava a una coscienza, finalmente sì decise e partì di corsa in direzione dell’urlo. Sapeva orientarsi nel Labirinto meglio di qualunque altro stupidissimo folletto del castello. «Sto arrivando, signorinella», gridò.

Trottò intorno a una curva in un paio di balzi.

Jareth era lì avvolto nel suo mantello, e lo stava fissando in maniera a dir poco diabolica. «Ma guarda», commentò tranquillo, «guarda un po’ chi si vede».

«Eh, già, son proprio io», rispose Goggle, tremante.

«E dove stavi andando, mmm?».

«Be’…». Goggle si ritrovò a fissare gli stivali di Jareth. «Be’…» ripeté, in un tono completamente diverso, per monopolizzare l’attenzione del suo pur scarso pubblico. Poi prese tempo per grattarsi coscienziosamente la schiena, sottintendendo con questo gesto che nessuno può ragionevolmente aspettarsi risposta da un poveraccio alle prese con un prurito simile.

Jareth aspettò con pazienza, sempre col sorriso sulle labbra.

«Allora…» disse finalmente Goggle. «La ragazzina, fatto è che mi è scappata… ma l’ho sentita gridare, proprio adesso…».

Gli occhi di Jareth diventarono due fessure.

«Così vado… sì, la vado a prendere e la riporto dove è entrata. Proprio come mi avevi detto di fare». Avrebbe preferito che il Re dei Folletti lo prendesse a calci o gli tirasse sassi, o qualunque altra cosa, ma non lo fissasse con quel sorriso da far saltare i nervi anche ai ciottoli.

«Ah, ecco», convenne Jareth. «Pensa che per un attimo ho pensato che stessi correndo in suo aiuto. Ma no, sarebbe impossibile. Dopo quel che ti ho detto. Sarebbe troppo stupido, da parte tua».

«Eh, altrochè», si affrettò ad approvare Goggle, col cuore in gola. «Ma certo, come no. Troppo stupido, troppo. Io? Aiutarla? Dopo quel che hai detto?».

Jareth piegò un pochino la testa di lato per esaminare il ventre di Goggle. «Oh, poverino», commentò, «povero Gogglaccio».

«Goggle», rettificò Goggle sottovoce.

«Mi accorgo solo ora che i tuoi bei gioielli non ci sono più».

«Eh…». Goggle abbassò lo sguardo sul ventre tristemente disadorno. «Eh, sì. Andati. I miei bei gioielli. Va be’, sarà meglio che li ritrovi, no? Ma prima», promise con grande accento di verità e zelo da vendere, «vado a ribeccare la ragazzina e la riporto al punto di partenza. All’inizio del Labirinto». Si chiese se fosse il caso di azzardare una strizzatina d’occhio, ma poi decise di no. «Proprio come avevamo in programma», concluse, e si avviò come un cane obbediente.

«Aspetta», lo richiamò Jareth.

Goggle rabbrividì e chiuse gli occhi.

«Mi è venuta un’idea migliore, Goggle. Portale questa».

Con un agile movimento della mano sinistra, Jareth creò una bolla d’aria. La bolla si trasformò tra le sue dita in una sfera di cristallo.



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