L'amore mi porta da te (Italian Edition) by A.L. Jackson

autore:A.L. Jackson [Jackson, A.L.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2019-11-27T16:00:00+00:00

Diciotto

Hope

Le mie mani tremavano sul suo bellissimo viso.

Mi aveva tramortita, potevo finalmente guardare oltre il suo aspetto divino, giù nelle profondità di quell’uomo miracoloso con un cuore grande, bellissimo e sanguinante, fino a raggiungere l’uomo terrorizzato e ferito dalla perdita. Quello che chissà come si era caricato di una responsabilità che chiaramente non gli spettava.

Quello a cui leggevi in faccia la paura di ripetere lo stesso errore.

E mio figlio… era malato.

Capivo, a un livello a cui non ero sicura di essere preparata. Volevo fargli tante domande.

Come?

Che era successo?

Volevo dirgli che sarebbe andato tutto bene, che soffrire era naturale. Che lo capivo.

Invece, rimasi lì, in attesa; avevo bisogno che mi rispondesse, sapevo che dopo sarei riuscita a capirlo meglio. Che forse così avremmo dato un senso a quello che stava succedendo tra noi.

Si scostò per guardarmi. Il dolore nuotava in quel mare azzurro in tempesta. «Una parte di me l’amerà sempre, Hope; ma il mio tormento è che non ha mai avuto la possibilità di vivere. Gliel’ho tolta io, perché non ho riconosciuto i sintomi».

Provai una fitta di dolore al pensiero che si ritenesse responsabile per la morte del suo primo amore.

Il pomo d’Adamo oscillò per lo sforzo con cui deglutì. «E poi c’è un’altra parte di me che si chiede… si chiede come sarebbe stata la mia vita se fossi riuscito a salvarla. Ci saremmo sposati? Avremmo avuto dei figli? Sarebbe diventata anestesista, come voleva? O anche i suoi sogni sarebbero cambiati?». Gli si spezzò la voce. Proseguì: «Meritava di vivere tutto ciò che il destino aveva in serbo per lei e io gliel’ho impedito. Quando aveva più bisogno di me, non sono stato all’altezza».

Sentivo il mio cuore andare in pezzi per l’angoscia che gli leggevo in viso.

«Mi hanno detto che a volte sono i dubbi su ciò che avrebbe potuto essere a farci più male, a tormentarci più a lungo. Ma, Kale, è impossibile che tu sia responsabile della sua morte. Devi abbandonare quel pensiero, vivere e trovare gioia perché te lo giuro, tu meriti tutto ciò che il destino ha in serbo per te». Fremette, come sul punto di protestare, quindi aggiunsi subito: «Credici. Io ci credo».

Mi prese la mano, premette il viso contro il mio palmo, lo baciò, poi mi baciò il polso. «Straordinaria. Te l’ho detto, Hope: sei straordinaria. E non riesco a capacitarmene».

«Vuoi provarci?», domandai. Facevo un passo su quel cornicione e lo sentivo oscillare sotto di me, minacciare di spezzarsi.

E, Dio… Il suo sorriso… mi fece tremare fin nell’anima.

I contorni del suo volto illuminati dal sole al tramonto splendevano di sicurezza e vulnerabilità nuda.

«Sì… ma l’ultima cosa che voglio è deluderti. Deludere Evan».

Battei le palpebre, il cuore oppresso; feci per dirgli che secondo me non era possibile, ma poi ci giunse all’orecchio lo sfrigolio e il sibilo dell’acqua che fuoriusciva sul fornello.

«Merda». Si girò di corsa e si precipitò a infilare un mestolo nella pentola, girandolo in fretta per disperdere il bollore.

Quasi mi venne da ridere quando anche il sugo cominciò a sputacchiare e schizzare da tutte le parti.

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