Madre d'ossa by Ilaria Tuti

Madre d'ossa by Ilaria Tuti

autore:Ilaria Tuti [Tuti, Ilaria]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788830461291
editore: © 2023 Longanesi & C., Gruppo editoriale Mauri Spagnol
pubblicato: 2023-06-06T22:00:00+00:00


45

Teresa uscì dall’ufficio di Albert pervasa da un senso di angoscia crescente. Si era mostrata determinata, persino sprezzante della malattia, ma in realtà aveva avuto la conferma che un male maggiore si stava addensando nell’ombra. E non in lontananza, ma nell’ambiente conosciuto che era stato la sua casa negli ultimi trent’anni.

Giacomo era vicino. Non solo a lei, a tutti loro.

Ma non era lui il pericolo incombente che Teresa si figurava. Se ciò che Albert aveva detto era vero, lei non lo aveva messo in guardia nei confronti di Giacomo Mainardi o di qualcun altro, benché ancora indefinito, ma nei confronti di un intero sistema.

Teresa non si spiegava perché fosse andata proprio da lui, che più di tutti non aveva fatto altro che nuocerle.

Perché non da Marini, perché non dalla squadra che aveva guidato fino a poche settimane prima? Forse sapeva qualcosa che l’aveva spinta a tenersi ben lontana da loro, a raggiungere quel lago maledetto da sola, o addirittura con uno sconosciuto. E che cosa poteva essere, se non un dubbio sul cerchio di fiducia che rappresentavano?

Perse l’equilibrio. Si appoggiò contro la parete. Diffidare della loro integrità le toglieva l’ultimo riferimento rimasto.

Marini le aveva taciuto una verità cruciale, addirittura potenzialmente letale. Chi era davvero Massimo Marini? Da quando era arrivato, la vita di Teresa aveva iniziato a disgregarsi.

«Sei pazza» mormorò. Così si sentiva, folle di paura e di sospetto. Iniziò a picchiarsi la testa con la mano, per scacciare i pensieri dolorosi.

Due ex colleghi che passavano la guardarono straniti. Sparirono nel vano delle scale, ma Teresa li sentì bisbigliare il suo nome.

Ragiona, si disse, ragiona.

Mei Gao l’aveva avvertita. Nel breve periodo la nuova terapia avrebbe potuto comportare un peggioramento dell’ansia e delle paranoie.

Forse non aveva voluto tenere la squadra all’oscuro. Forse aveva voluto proteggerla, e forse si era rivolta ad Albert perché in fondo era l’ultimo arrivato, difficile che fosse colluso con una rete clandestina ben più consolidata e con degli interessi da perseguire ancora misteriosi, a giudicare dai timori che Teresa aveva lasciato dietro di sé.

Rete. Strano che le fosse venuta in mente quell’immagine. Eppure, era lì sotto i suoi occhi, una trama di sangue, di antiche esecuzioni e di morti recenti.

Teresa si ricompose, domò i capelli con la mano.

Doveva essere andata così. Solo Albert aveva l’autorità per escludere gli altri dalle risultanze sul caso. Mettendo in guardia lui, Teresa voleva interrompere la catena di comunicazione all’interno della questura e le sue falle fatte di computer condivisi, screensaver non sempre attivati, fascicoli lasciati aperti sulle scrivanie: sospettava la presenza di una talpa.

Aprì la busta con i risultati sulle impronte digitali prelevate al cadavere della grotta.

Albert non aveva riconosciuto il profilo e la foto, per nulla recente, dell’uomo a cui appartenevano, perché il nome era diverso e lui non lo aveva mai incontrato di persona.

Ma Teresa sì, in un caso precedente, quello della Ninfa dormiente. Ringraziò dio, chiunque o qualunque materia fosse, per quel lampo di memoria intatta.

Tornò nell’ufficio di Marini. Lui, Parisi e De Carli scattarono in piedi.

«Allora? Siamo in arresto?»

Teresa lo colpì al petto.



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