Maigret a Vichy by Georges Simenon

Maigret a Vichy by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2010-07-31T22:00:00+00:00


CAPITOLO V

Uscita la telefonista, i due uomini non si mossero.

Maigret fumava lentamente la pipa, Lecoeur una sigaretta che minacciava di bruciargli i baffi.

Il fumo si allargava sulle loro teste.

Si udivano nel cortile una dozzina di agenti fare la ginnastica.

Per un po’ regnò il silenzio.

Entrambi erano vecchie volpi che conoscevano le astuzie del mestiere.

Avevano avuto a che fare con ogni specie di criminali, con ogni specie di testimoni.

«È stato evidentemente lui a telefonare…» sospirò infine Lecoeur.

Maigret non rispose subito.

I due commissari non reagivano nella stessa maniera.

Senza parlare di metodo, una parola che non piaceva né all'uno né all'altro, affrontavano i problemi in un modo diverso.

Così, da quando la signorina in lilla era stata strangolata, Maigret si era preoccupato assai poco dell'assassino.

Non di proposito.

Era come ossessionato dalla donna che rivedeva sulla sua sedia gialla davanti al chiosco della musica, dal suo lungo viso, dal suo sorriso dolcissimo che a volte smentiva la durezza dello sguardo.

Delle piccole pennellate si erano aggiunte a quell'immagine quando aveva conosciuto la casa di rue du Bourbonnais, il soggiorno a Nizza, la sua vita a Parigi, per lo meno quel poco che se ne sapeva, e le sue letture preferite.

Lo strangolatore era solo una forma, un uomo alto e robusto che la signora Vireveau affermava di aver visto camminare rapidamente all'angolo della strada e che anche il gerente di un bar aveva visto, senza distinguere i suoi lineamenti.

Insensibilmente, si mise a pensare a lui.

«Mi domando come ha saputo che Francine Lange era scesa all'Hotel de la Gare…»

Alcuni giornali avevano annunciato l'arrivo della sorella della vittima, senza però fornire alcun indirizzo.

Maigret avanzava a passi cauti, con esitazione.

«Potrebbe aver semplicemente telefonato ai vari alberghi chiedendo di parlare con la signorina Lange…»

Lo immaginava, davanti a un elenco telefonico.

La lista degli alberghi doveva essere lunga.

Aveva proceduto per ordine alfabetico?

«Le dispiacerebbe chiamare un albergo il cui nome incominci per A o per B?…»

Lecoeur alzò il ricevitore con espressione divertita.

«Vuole chiamarmi l'Hotel d'Angleterre? No, non la direzione, nemmeno il portiere.

Desidero parlare con la telefonista… Pronto!… La telefonista dell'Hotel d'Angleterre?… Qui la Polizia Giudiziaria… Qualcuno le ha chiesto di essere messo in comunicazione con una certa signorina Lange?… No, non la vittima… Sua sorella, Francine Lange… Esatto… Chieda alla sua collega…»

Annunciò a Maigret:

«Sono in due al centralino… L'albergo ha cinquecento o seicento camere… Pronto, sì… Ieri mattina?… Mi passi la sua collega, le dispiace?… Pronto!… È lei che ha ricevuto la chiamata?… L'ha colpita qualcosa?… Una voce rauca, dice?… Come se l'uomo… Sì… capisco… Grazie…»

E a Maigret:

«Ieri mattina, verso le dieci… Una voce rauca, o piuttosto quella di un uomo che respira con fatica…»

Qualcuno che faceva una cura, Maigret l'aveva pensato fin dal primo giorno, e che aveva incontrato Hélène Lange per caso… L'aveva seguita per conoscere il suo indirizzo… Squillò il telefono.

Era l'ispettore mandato a Lione.

Non aveva trovato traccia della vittima negli alberghi della città, ma un'impiegata della posta si ricordava di lei.

Era venuta due volte, tutte e due per ritirare al fermo posta una grossa busta di carta da imballaggio.

La prima volta la busta era lì da una settimana.



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