Morte in scena a Vienna by Beate Maly

Morte in scena a Vienna by Beate Maly

autore:Beate Maly [Beate Maly]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


DICIOTTO

“Vuoi andare in un locale notturno?” Heide smise di pestare l’angelica essiccata nel mortaio e guardò suo padre con un misto di confusione e divertimento.

“A dire il vero non voglio,” ammise Anton. “Ma Ernestine mi ha convinto di nuovo a seguirla.”

“Non avrei detto che la signorina Kirsch fosse una frequentatrice di posti del genere,” commentò Heide, ricominciando a pestare.

“Tu sei mai stata in un locale notturno?”

Heide scoppiò a ridere. “Papà, ti preoccupi anche se vado a ballare a Palazzo Ferstel! Me lo stai chiedendo sul serio?”

“No, mi dispiace,” fece lui, contrito. “Non abbiamo nemmeno parlato della tua serata con Felsberg. Vi siete divertiti?”

Heide annuì.

Eccola di nuovo, quella luce che scaldava il cuore di Anton e per la quale doveva essere grato a Erich Felsberg. D’altro canto, il tarlo del dubbio si stava insinuando nel suo animo paterno. E se Felsberg avesse distrutto la gioia di vivere che Heide aveva appena ritrovato?

“Non ho idea di cosa si faccia in quei posti,” ammise Anton, abbattuto. “Immagino che non abbiano lo strudel di mele.”

Per l’ennesima volta quel giorno, si chiese come fosse possibile che Ernestine fosse riuscita a persuaderlo a seguirla nella sua folle avventura. Dopo il funerale si era ripromesso di non sostenere il prossimo progetto dell’amica, ma la sua determinazione aveva cominciato a vacillare già alla zuppa di canederli di fegato della taverna Rebhuhn in Simmeringer Hauptstraße, i primi dubbi erano comparsi insieme all’arrosto di cipolla e al momento del dessert la sua promessa a sé stesso era un lontano ricordo. Era tutta colpa del Somlauer Nockerl, una specie di soufflé di origine ungherese con cioccolato e vaniglia.

“Pare che al Tabarin si riunisca la crème de la crème degli artisti della città. Fanno musica dal vivo tutte le sere. In origine era stato pensato come una sala da ballo,” disse Heide, interrompendo le riflessioni del padre.

“Altri cantanti di operetta?”

“No,” lo rassicurò Heide. “La clientela è composta da pittori, scultori e scrittori.” Riempì un contenitore di vetro con l’angelica macinata e ripulì il mortaio con un panno.

“Di recente ho letto che il piccoletto che recita in Hallo Dienstmann – quello simpatico, hai presente? – ha fatto le sue prime esibizioni al Tabarin.”

“Parli di Hans Moser?”

“Sì, esatto, proprio lui.”

“Come fai a sapere tutte queste cose?” chiese Anton, stupito.

“Leggo la sezione cultura e società della Kronen Zeitung, quella che tu salti per dedicarti alle pagine sportive.”

“Come ci si veste in questi posti? Non credo che il panciotto sia appropriato.”

Accarezzò il tessuto della giacca di lana logora, con le toppe di pelle sui gomiti. L’aveva ripescata dalla sua vecchia collezione di vestiti soltanto la settimana prima. Heide aveva già provato a darla via in più di un’occasione.

“Temo che la tua scelta di abbigliamento accettabile sia limitata.”

Anton cercò di ignorare il rimprovero nella sua voce. Era un argomento di discussione ricorrente. Heide non si stancava mai di dirgli di comprare dei vestiti nuovi, ma Anton si rifiutava categoricamente di farlo. Finché gli andavano, avrebbe indossato quelli che aveva.

“Di nuovo il completo scomodo?” chiese, mesto.

Heide annuì.

Se non fosse stata tutta colpa sua, Anton se la sarebbe volentieri presa con qualcuno.



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