Pansa Giampaolo - 2011 - Carta straccia by Pansa Giampaolo

Pansa Giampaolo - 2011 - Carta straccia by Pansa Giampaolo

autore:Pansa Giampaolo [Pansa Giampaolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Scienze politiche, Giornalismo e attualità, Storia Italiana
ISBN: 9788817049276
Google: 2MhNAQAAIAAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2011-01-14T23:00:00+00:00


Dossieraggi

Una storiaccia dell'ottobre 2010 mi obbligò a riflettere sul mio passato di giornalista d'assalto. Uso questa immagine con un sorriso di malinconia. Era quella che ci eravamo inventata noi giovani cronisti, convinti che il potere della carta stampata fosse reale e non un'illusione.

Mia madre Giovanna avrebbe detto che eravamo dei gasati, ossia ragazzi volenterosi che si davano molte arie e confidavano troppo in se stessi. Per convincersi di contare qualcosa più di zero nel sistema dei media. E dimenticare che eravamo soltanto piccole pedine di un gioco assai più grande di noi.

Nel riflettere, mi sono domandato che cosa avessi imparato nei primi anni di giornalismo. Alla "Stampa", al "Giorno" e al "Corriere della Sera", mi era stato insegnato che l'inchiesta era il top della professione, la prova di eccellenza, il traguardo glorioso di un cronista. Prima di arrivarci, e ricevere l'incarico di tentarne una, si doveva aver fatto molta gavetta. Passando per decine di servizi da piccolo inviato su casi d'importanza secondaria.

A "Repubblica" la pensava nello stesso modo Scalfa-ri. Del resto lui veniva da anni di "Espresso". E con Lino Jannuzzi aveva scritto un'indagine diventata famosa sul Piano Solo del generale Giovanni De Lorenzo. Era stato davvero un tentativo di colpo di Stato? Su questo punto non esisteva una certezza incontestabile. Ma quella pagina di giornalismo investigativo era comunque rimasta nella memoria. Garantendo ai suoi autori una solida notorietà.

Piero Ottone, direttore del "Corriere della Sera", amava molto le inchieste. Ne ricordo una che scrissi per lui, insieme a Gaetano Scardocchia. Era il febbraio 1976 quando emerse lo scandalo Lockheed, la grande azienda americana che fabbricava aerei. La Lockheed era sospettata di aver pagato tangenti a politici italiani per facilitare la vendita dei suoi Hercules C-130, destinati all'aeronautica militare. Vedo dai miei taccuini che pubblicammo sul "Corriere" ben tredici articoli nel giro di un mese, un numero insolito per l'epoca, tirando in ballo eccellenze della politica e dell'industria. Le reazioni furono tante. E non escludo che nella nostra indagine vi fossero errori. Ma nessuno ci accusò di aver fatto del dossieraggio. O di aver tentato di uccidere moralmente questo o quel big.

Lo stesso accadde quando la questione della Lockheed arrivò in Parlamento. Era il marzo 1977 e sempre per il "Corriere" scrissi altri otto articoli. Fu un dibattito furente, nel quale spiccò il discorso di Moro in difesa di un ministro democristiano. Un'arringa rimasta famosa per un avvertimento: «Non ci lasceremo processare nelle piazze!». Se qualcuno avesse osato dire che eravamo killer arruolati per compilare dossier a carico di Tizio o di Caio, avrebbe incontrato, prima ancora della mia reazione, quella aspra di Scardocchia. Lui era animato da una concezione molto alta del giornalismo. Lo riteneva una delle professioni cardine della società. Perché aveva il compito di informare i cittadini sullo stato di un paese, di un continente, del mondo. Anzi, per Gaetano non era un compito, ma un dovere. Da onorare soprattutto a vantaggio degli ultimi della fila: i semplici, gli illetterati, i poveri.

Quanti si rammentano ancora di Scardocchia? Temo ben pochi, anche fra i giornalisti.



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