Perché studiare latino e greco (non) è inutile. Ora buca by Andrea Marcolongo

Perché studiare latino e greco (non) è inutile. Ora buca by Andrea Marcolongo

autore:Andrea Marcolongo [Marcolongo, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-04-17T12:00:00+00:00


IL LATINO E IL GRECO ALLENANO IL NOSTRO SPIRITO CRITICO

Sarà successo anche a voi almeno una volta: leggere una pagina di un capolavoro antico e rimanere turbati per la violenza sprigionata da ogni parola. Davvero è questa la visione del mondo che dovremmo apprendere come si trattasse di un faro, vi sarete chiesti sconcertati, davvero questo è il meglio che l’essere umano abbia saputo produrre in duemila anni di storia?

E soprattutto: davvero oggi dobbiamo ancora prendere sul serio racconti di brutalità, di guerra, di ferocia contro le donne o i nemici stranieri?

La letteratura classica è tutt’altro che pacifista e politicamente corretta, questo lo sapete già: a ogni pagina s’incontrano un delitto e un oltraggio ormai lontanissimi dalla nostra morale contemporanea, che vede nel razzismo e nella misoginia ingiustizie da combattere e non un innocente materiale letterario da portare a teatro o in libreria.

È successo anche a me, fin dai primi giorni del liceo, di rimanere perplessa di fronte alla violenza e alla misoginia che emergono lampanti dai versi del poema di Omero. Vale dunque la pena di fare chiarezza e di costruire insieme un saldo ragionamento logico che ci permetta adesso, nel XXI secolo, di leggere i classici con il giusto spirito critico senza idealizzarli come espressione di una società arcaica e perfetta – nessuna società, passata o futura, lo può essere, perché risultato del lungo e tortuoso cammino del progresso umano – ma senza gettarli alle ortiche in quanto prodotto di un mondo razzista e patriarcale che non merita oggi nient’altro che la condanna e il rogo.

Preciso subito anticipando le vostre domande confuse: non sto affatto dicendo che Omero fosse un vecchio maschilista misogino. Lo era però tutta la società greca in cui i poemi omerici videro la luce: come avrete senz’altro letto nei libri di storia, quello greco e latino era un mondo fondato sulla guerra, sullo sfruttamento degli schiavi e sulla discriminazione femminile all’interno di un antico sistema patriarcale in cui le donne valevano poco più della loro capacità di procreare.

Immagino che tutto ciò non lo stiate scoprendo adesso per la prima volta: la vostra generazione è molto più intelligente e aperta della mia, che nei confronti del classico oscillava tra idealizzazione e ingenuità.

Ricordo ancora una professoressa all’università che, di fronte alla mia folgorazione per la Grecia antica, mi faceva notare che all’epoca di Platone il mio destino in quanto donna sarebbe stato, nel migliore dei casi, quello di una prostituta o di una moglie/madre reclusa in casa, e nel peggiore, quello di una schiava sessuale. Che cos’è in fondo Briseide, la serva contesa da Agamennone che suscita l’ira funesta di Achille nell’Iliade, se non un bottino di guerra dopo che i Greci conquistarono la sua città, Lirnesso?

Né io né voi cadiamo dalle nuvole, dicevo, ma sentir parlare di violenza, di schiavi e di donne rapite e scambiate come fossero oggetti ci obbliga a mettere in discussione lo sguardo con cui finora i classici sono stati letti e analizzati.

Non si tratta, come vi rinfacceranno i conservatori spaventati



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