Preston Natasha - 2018 - La casa by Preston Natasha

Preston Natasha - 2018 - La casa by Preston Natasha

autore:Preston Natasha [Preston Natasha]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788858521137
Google: BsRiDwAAQBAJ
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2018-07-16T22:00:00+00:00


13

Con riluttanza mamma mi aveva permesso di andare da Blake e poi all’ospedale a patto che fossi a casa per le undici. Tempo un’ora e mi avrebbe sicuramente mandato un sms per chiedere un aggiornamento sui miei movimenti.

La casa di Blake era buia quando arrivai, ma la luce della sua camera da letto era accesa e la porta di casa non era chiusa a chiave. «Blake» chiamai, entrando e avviandomi al piano di sopra.

Non rispose, ma la sua porta era spalancata. Lo trovai seduto sul letto a fissare il muro. Senza dubbio mi aveva sentito chiamare il suo nome e salire le scale, ma non aveva reagito in alcun modo. Mi sedetti lentamente sul letto accanto a lui. Ero preoccupata e un po’ impaurita. «Mi dispiace tanto» dissi. «Cos’è successo a Pete? Non dovremmo andare all’ospedale? Posso accompagnarti subito se vuoi.»

«Mamma l’ha trovato in casa sua. Avrebbe dovuto venire qui, ma quando non è arrivato, lei è andata da lui. La porta di casa era aperta e lui era disteso sul pavimento del salotto. Era stato colpito alla testa con una mazza da cricket, Mackenzie. La sua mazza da cricket.»

«Oh, mio Dio.» Posai una mano sulla sua, che era stretta a pugno. «Sai come sta ora?»

Scosse la testa. «L’ho appena scoperto. Mio padre si è offerto di venire a prendermi, ma…»

«Ma cosa?»

«Non credo che qualcuno mi vorrebbe lì.»

«Ma certo che ti vorrebbero lì.» Ero io quella che Pete non avrebbe voluto. «Forza. Dobbiamo andare.»

Lui mi guardò e lessi il dolore nei suoi occhi. «Perché sei qui?»

Perché tu mi hai chiamato e io non riesco a non pensare a te. «Perché sei venuto quando io ti ho chiamato?»

Lui si accigliò e si guardò le mani. «Quindi ora siamo amici?»

Pensai che avevamo superato quella fase quando eravamo andati a letto insieme, ma non credevo che fosse il caso di sollevare l’argomento ora. «Sì, quindi abituatici. Mettiti le scarpe» ordinai. «Andiamo all’ospedale.»

Vedevo solo un lato del suo viso, ma il suo sorriso era inconfondibile. «Mi hai appena detto di mettermi le scarpe come fossi un bambino?»

«Be’, quando ti deciderai a comportarti da adulto…» Gli diedi una pacca sul braccio. «Forza, Blake. Tu devi andare.»

«Avrebbero potuto ucciderlo. Qualcuno ha cercato di uccidere mio zio… Sai dove sono Aaron, Kyle e Megan?»

«Cosa?» risposi con una risata incredula. «Credi che sia stato uno di loro?»

«Come fai a non pensare che questa aggressione sia collegata agli omicidi di Josh e Courtney?»

In realtà non ci avevo pensato. Court e Josh erano stati pugnalati, non colpiti con una mazza come Pete. «Ora concentriamoci sulle cose più importanti. Muovi quel sedere e sali sulla mia auto. Ti accompagno all’ospedale. Devi stare con la tua famiglia.»

Lui sollevò un sopracciglio e mormorò con un certo sarcasmo: «Con la mia famiglia. Certo».

«Vieni» dissi, tirandolo per un braccio finché non si alzò dal letto.

Arrivammo all’ospedale quarantacinque minuti dopo e ci avviammo lungo un corridoio deserto cercando il reparto F, dove si trovava Pete secondo il messaggio lasciato da Eloise in segreteria.

Guardai Blake. Era così teso che sembrava una molla pronta a scattare.



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