Prima lezione di storia della lingua italiana by Luca Serianni

Prima lezione di storia della lingua italiana by Luca Serianni

autore:Luca Serianni
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Language Arts & Disciplines, Linguistics, Historical & Comparative
ISBN: 9788858117378
editore: Laterza
pubblicato: 2015-12-14T23:00:00+00:00


19 Poco importa che il tecnicismo muova direttamente dal latino scientifico o sia stato irradiato capillarmente attraverso il tramite di una lingua moderna, specie francese, inglese o tedesco.

20 E. Marcovecchio, Dizionario etimologico storico dei termini medici, Impruneta, Festina Lente, 1993, p. 764.

4. Filologia, letteratura, storia

4.1. Il testo e il senso

Nella ricetta semiseria di Alberto Varvaro da cui abbiamo preso le mosse (p. 4), si riteneva caratterizzante per lo storico della lingua la pratica dell’edizione critica «almeno una volta nella vita». Presa alla lettera, la prescrizione è un po’ troppo rigida specie se immaginiamo un’edizione critica impegnativa, fondata su una pluralità di testimoni da confrontare e da classificare. Ma quel che è certo è che nessuno storico della lingua può esimersi da un certo grado di confidenza, non solo con i ferri del mestiere di editore di testi (i vari tipi di apparato che corredano un’edizione critica, la classificazione delle varianti ecc.), ma soprattutto con l’abito critico del filologo, abituato a interrogare criticamente i lasciti della tradizione manoscritta. D’altra parte è noto e indiscusso il principio correlativo: nessun filologo può accingersi a un’edizione critica se non conosce in modo approfondito la lingua in cui il testo è stato scritto e se non sa orientarsi sull’eventuale patina linguistica divergente dei manoscritti relatori.

La filologia è insomma, tra le discipline contigue, quella più strettamente connessa alla storia della lingua. Più che insistere su un assunto come questo, addirittura banale, converrà soffermarsi su alcuni esempi attinti dall’esperienza di maestri scomparsi, di studiosi maturi e affermati e di studiosi giovanissimi ma molto promettenti, per una verifica in corpore vili del circolo virtuoso tra linguistica e filologia.

Partiamo da un’esperienza che ciascun filologo compie più volte nel corso del suo lavoro, quando si imbatte in qualche cosa che non funziona nel testo che ha di fronte e si rende conto che bisogna intervenire. Occorre non solo individuare una lezione plausibile, se non incontestabile, ma anche cercare di capire in che modo il guasto si è prodotto, ricostruendo il comportamento del copista. Qualche volta l’errore è commesso dall’editore del testo, il filologo che funge da intermediario tra il manoscritto e l’utente dell’edizione (che di norma è un altro studioso), e in tal caso la sorveglianza critica dovrà essere esercitata da chi consulta l’edizione.

In un saggio di carattere metodologico Paolo Trovato si sofferma sull’edizione di un carteggio cinquecentesco, in cui si legge una frase sospetta: «mai tal nome me iuserà dal core». Che cosa vuol dire il misterioso iuserà? Bisogna partire dalla fisionomia linguistica dello scrivente, Paulo Laurino: un napoletano, che «viveva nel convento agostiniano di Creta, linguisticamente veneto». È dunque «facile correggere iuserà in inserà» cioè ‘uscirà’ (la confusione tra u e n è banale, come tutti verifichiamo anche nella scrittura corsiva dei nostri tempi): insir ‘uscire’ è forma ben attestata in area veneta e altrove21 e sarà «uno dei tanti venetismi parziali, mimetici, che è possibile trovare nelle lettere del Laurino a lato di schietti napoletanismi fonetici e morfologici».

Nel caso di iuserà/inserà ci troviamo di fronte a un errore di trascrizione dell’editore moderno.



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