Quella notte il destino fu deciso by Giada Bonasia

Quella notte il destino fu deciso by Giada Bonasia

autore:Giada Bonasia [Bonasia, Giada]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788856793895
Google: XTdhvQEACAAJ
Amazon: B07MVSR6NG
editore: Gruppo Albatros Il Filo
pubblicato: 2018-12-15T09:47:51.917000+00:00


Capitolo 39

Piccoli disaccordi

La luna era ormai alta, il sole non del tutto tramontato, in tal modo si potevano scorgere i bellissimi titani del cielo l’uno contrapposto all’altra.

La servitù era affaccendata, nessuno stava fermo e Coleen da buona signora del castello, dava cordialmente le direttive.

Loran le si avvicinò alle spalle, lei si voltò sentendosi osservata. L’uomo abbassò il capo facendo un mezzo inchino, e la regina sentì il suo respiro divenire pesante, tentò di riequilibrarlo il prima possibile.

«Ser Loran voi qua?» disse cercando di tenere, con il suo tono, una certa distanza.

La guardò negli occhi, per lui erano una calamita irresistibile, tutto in lei lo attraeva.

Lei ricambiò il suo sguardo, il cuore sussultò quando incrociò quei meravigliosi occhi azzurri che non aveva più dimenticato dopo il loro primo incontro. Quando quegli occhi sconosciuti, espressero tanta riconoscenza verso chi l’aveva curato.

“Come dimenticare?” pensò tra sé Coleen.

Un velo d’imbarazzo aleggiava nell’aria tra i due.

Loran parlò, senza spostare lo sguardo da lei: «State facendo un ottimo lavoro, sono sicuro che questa sera il matrimonio sarà perfetto.»

Coleen accennò un sorriso: «Lo spero.»

«Mi fareste l’onore di una passeggiata?»

La donna aveva un’espressione tirata e dubbiosa, l’altro intuì la sua titubanza e continuò: «Voglio solo parlare. Semplicemente, non abbiamo più avuto occasione di...»

Lei lo interruppe, voltando lo sguardo verso un servo che adempieva al suo dovere. «Sono sicura che se la caveranno anche senza di me, per qualche istante.»

Loran sorrise, lei prese il braccio offertole e camminarono fra i banchetti ancora non allestiti, tra il movimento della servitù.

«Io volevo dirvi che non vi odio, per non avermi detto che eravate la regina», cominciò lui.

Coleen non si scompose, la sua espressione lasciava intravedere un qual certo fastidio e rispose a tono: «Forse sono io che dovrei odiarvi, per non avermi detto chi siete. Per avermi strappato mia figlia.»

L’uomo si aspettava che presto o tardi quel confronto sarebbe avvenuto, e non fu del tutto sorpreso della sua accusa. «Pensavo che Sigismond...»

Coleen lo interruppe adirata: «Avete mai pensato che oltre Sigismond, ci fosse qualcun’altra che avrebbe sofferto? Avete mai pensato che ci fosse anche una madre?»

Lui rimase immobile, fermandosi di colpo, la donna lasciò il suo braccio, i loro sguardi si affrontarono per qualche istante. «Non mi pento di ciò che ho fatto! Vi chiedo perdono, questo sì. Non sapete cosa ho passato io, il mio dolore...»

«Questo vi dava il diritto di strappare una figlia a sua madre? Guardatela... Lei neanche si accorge di me. Per lei la sua famiglia siete voi e... Odette.»

Loran prese un respiro, Coleen si voltò per andarsene, ma sentì il polso stretto da una presa e si voltò immediatamente restando paralizzata. La stava trattenendo, non la guardava più in faccia, il suo sguardo era rivolto verso il nulla, la sua espressione seria. «Non andate vi prego.»

La regina sentì i palpiti del cuore battere con più frequenza, non capiva cosa le stava succedendo. «È meglio che vada.»

«No, vi prego!»

Non riusciva a continuare la frase, era come paralizzato, le lasciò il polso, sorrise debolmente e continuò: «Siete stata l’unica donna a risvegliare qualcosa di buono in me.



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