Resto qui by Marco Balzano

Resto qui by Marco Balzano

autore:Marco Balzano [Balzano, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858427880
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-02-20T16:00:00+00:00


Capitolo decimo

Una luce prima rosa poi azzurra penetrò il buio pesto del cielo. Spuntò il sole. Erich mi indicò Curon, minuscola sotto di noi. Mangiammo seduti sulle pietre le gallette e il formaggio. Mi fece buttare giú un sorso di grappa e io lo bevvi tossendo. Un chiarore limpido adesso illuminava il piano e dagli strapiombi spuntavano rami e cespugli. Mi sembrava di aver scalato il mondo. Di esserne uscita e non appartenergli piú.

– Possiamo sistemarci lí, – disse Erich.

C’era una grotta nel costone della montagna. Era stretta e per entrarci bisognava camminare carponi. Erich la ispezionò e disse che non era la tana di nessun animale. Ci mettemmo ad ammucchiare i rami e a schiacciare coi piedi i rimasugli di neve.

– Dovremo vivere accampati qui dentro? – gli chiesi perplessa.

– Solo per qualche giorno, poi andremo in un maso dove possono ospitarci.

– E chi ci ospiterà?

– Padre Alfred mi ha lasciato un biglietto che presenteremo alla padrona del maso. Il figlio è un giovane prete di Malles, – disse passandomi il biglietto che teneva in tasca.

– Dormiremo per terra? – domandai guardandomi in giro.

– Scenderemo a procurarci le foglie, faremo dei pagliericci, – rispose paziente. – I sacchi che abbiamo non ci faranno sentire troppo il freddo.

Pretendevo che non si allontanasse di un metro. Lo minacciavo che mi sarei messa a strillare o me ne sarei tornata giú a valle. Non volevo per nessuna ragione restare da sola. Erich allora mi accarezzò la testa e mi spiegò che presto avrebbe dovuto cacciare qualche lepre o qualche uccello, o chiedere ai contadini di vendergli del formaggio. Non aveva senso andare insieme. Mi lasciò la pistola. Lui tenne il fucile. Non avevo mai sparato né ci provai perché la pistola aveva in canna solo sei colpi.

– Basta che quando premi il grilletto la stringi con tutte le tue forze, – diceva.

Io fissavo il ferro della canna e la sentivo pesante tra le mani fredde. Andammo a procurarci le foglie, poi a perlustrare la zona. Non c’era anima viva e quando rientrammo Erich ripeteva convinto: – Quassú non arriveranno.

– Arriverà altra neve però.

– Sí, ne verrà tanta.

– E cosa faremo quando arriverà altra neve?

– Dobbiamo resistere solo qualche giorno, Trina, assicurarci che i tedeschi non stiano attraversando questa strada. Poi staremo in quel maso, pagheremo l’ospitalità lavorando, gli lasceremo i soldi che abbiamo.

– Nel frattempo la guerra finirà?

– Spero di sí.

Al sole di mezzogiorno togliemmo le sciarpe e mangiammo altro formaggio. Si riposò prima lui. Io con la pistola uscii fuori dalla grotta a guardare la luce brillante del cielo. Le nuvole lunghe e strette che s’inseguivano in quell’azzurro immacolato. Vidi un’aquila roteare in lontananza. Passai in rassegna gli alberi. Calciai qualche sasso. L’aria era immobile.

– Se vedi i tronchi graffiati allontànati perché significa che da quelle parti c’è un lupo, – aveva detto Erich.

– E se me lo trovo davanti? – avevo chiesto agitata.

– Devi sparargli negli occhi. E lo stesso devi fare coi tedeschi. E anche con gli italiani. Se vuoi sopravvivere devi sempre sparare negli occhi.



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