Sipos Nicoletta - 2020 - La ragazza col cappotto rosso by Sipos Nicoletta

Sipos Nicoletta - 2020 - La ragazza col cappotto rosso by Sipos Nicoletta

autore:Sipos Nicoletta [Sipos Nicoletta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788858523742
Google: rhbGDwAAQBAJ
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2020-01-20T23:00:00+00:00


26

La svolta

«Hai spiegato bene il tuo stato d’animo» dico. Non oso aggiungere che la assolvo da ogni colpa. Non sono un giudice, né una guida spirituale.

Ma Bekka mi previene. «Per molto tempo ho temuto di non poter vivere con tutte quelle vite spezzate sulla coscienza.»

«Non sei stata tu a volerlo.»

«Il fatto è che del nostro contingente di tremila internati tornarono a casa solo tre. Quattro se includo me stessa. Le statistiche sono crudeli, ma non c’è modo di addolcirne la portata.»

Guardo impotente le lacrime che le rigano il volto. Settant’anni dopo quella tragedia, Bekka Kis, nata Fischer, continua ancora a soffrire.

Cerco invano qualche parola di consolazione, mentre lei prosegue: «Quel giorno, comunque, non avevo dubbi. E non ne ebbi nemmeno nelle settimane seguenti. I rimorsi arrivarono molti anni dopo, quando era troppo tardi per rimediare».

***

Si pensa che a distanza di tanti anni la memoria dei campi sia un vortice nero capace di inghiottire la vita intera. Eppure, a volte, in tutto quell’orrore spuntano oasi di insospettabile generosità. Ne parlo con prudenza perché la bontà di pochi non deve rendere più tollerabile la sadica persecuzione condotta nell’indifferenza generale. Mi sembra però doveroso parlarne: se c’è una cosa che ho imparato – e che cerco di avere sempre in mente – è che noi umani viviamo di infinite sfumature e di molteplici contrasti. Il bene affianca il male e perfino dal male arrivano, a tratti, piccoli germi di speranza.

A me è andata così. Ho sperimentato sulla mia pelle che nel buio più profondo può esserci un filo di luce.

Ti ho già detto del tenente Schwirten. Ricorderai che mi aveva dato diverse prove della sua simpatia, se non proprio di amicizia. Dopo la discussione che provocai minacciando di dare l’allarme al mio gruppo per sabotare il trasporto ad Auschwitz, non ci vedemmo per i due giorni della mia punizione, più un terzo nel quale mi guardai bene dall’andargli vicino. A cosa sarebbe servito litigare ancora? Il comando aveva firmato l’ordine di partenza, la sorte del nostro gruppo era segnata. Lui lo sapeva, io pure. Avevo parlato di una rivolta, lui aveva minacciato ritorsioni. Ci eravamo lasciati con rancore. Una sera però me lo trovai davanti. Era il 27 agosto, e l’aria si stava rinfrescando dopo una giornata afosa come poche. Sbucò all’improvviso da uno degli uffici della fortezza, dandomi la sensazione che mi stesse aspettando. Era pallido e stanchissimo. La giacca dell’uniforme – solitamente perfetta – mi sembrò stropicciata, sulla manica notai una piccola macchia che poteva essere di caffè o di sangue. Non che me ne importasse molto, ma grazie ai miei studi di pittura avevo imparato a tenere conto di ogni singolo dettaglio.

Fu lui a cominciare. Parlava veloce, muovendo appena le labbra. «Bekka, ascolta.» Mancava poco che mi supplicasse.

Tirai dritto. Avevo ascoltato a sufficienza le sue ragioni.

«La vostra partenza è fissata per la mezzanotte.»

La sua emozione era contagiosa, dentro di me tremavo pure io.

«Ma tu non partirai con gli altri.»

«Già: vado a ballare con il principe?»

«Hör mal gut zu, sage ich, pass auf was ich dir sage, ascolta bene ciò che ti dico.



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