Tenebre e ossa by Leigh Bardugo

Tenebre e ossa by Leigh Bardugo

autore:Leigh Bardugo
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
Tags: Juvenile Fiction, Fantasy & Magic
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-11-02T23:00:00+00:00


13

Quello stesso pomeriggio, andai sulla sponda del lago insieme agli Etherealki e mostrai loro per la prima volta il mio potere. Evocai uno strato sottile di luce e lo lasciai scintillare sopra l’acqua, mosso dalle onde create da Ivo. Non avevo ancora il controllo che avevano gli altri, ma ci riuscii. Anzi, fu facile.

Molte cose divennero facili, tutto a un tratto. Non ero più sempre stanca, né mi mancava il fiato quando salivo le scale. Dormivo sonni profondi e senza sogni tutte le notti, e mi svegliavo ricaricata. Il cibo fu una rivelazione: intere scodelle di fiocchi d’avena con sopra mucchi di zucchero e panna, pesci razza fritti nel burro, grosse susine e pesche di serra, il sapore deciso e pungente della kvas. Era come se quel momento nella casupola di Baghra fosse stato il mio primo vero respiro e mi fossi risvegliata a una nuova vita.

Poiché nessuno degli altri Grisha sapeva che avevo fatto tanta fatica a evocare, erano tutti un po’ disorientati dal mio cambiamento. Io non davo spiegazioni e Genya mi riferiva alcune delle dicerie più divertenti sul mio conto.

«Marie e Ivo hanno ipotizzato che i Fjerdiani ti avessero infettato con qualche malattia.»

«Pensavo che i Grisha non si ammalassero.»

«Esattamente! Il che rendeva il tutto ancora più sinistro. Ma a quanto pare l’Oscuro ti ha curato dandoti da bere il suo sangue e un estratto di diamanti.»

«Ma è disgustoso» dissi, ridendo.

«Oh, non è ancora niente. Zoya ha seriamente cercato di mettere in giro la voce che eri posseduta.»

Risi di più.

Le mie lezioni con Baghra erano ancora difficili e non me le gustavo mai fino in fondo, ma mi godevo ogni occasione per usare il mio potere, e mi sembrava di fare progressi. All’inizio, ogni volta che mi preparavo a evocare la luce avevo paura di non riuscirci e di ritrovarmi al punto di partenza.

«Non è qualcosa di separato da te» mi diceva brusca Baghra. «Non è un animale che possa rifuggirti o decidere se venire o no quando lo chiami. Chiedi al tuo cuore di battere o ai tuoi polmoni di respirare? Il tuo potere è al tuo servizio perché questo è il suo scopo, perché non può fare altrimenti.»

A volte mi sembrava di cogliere un’ombra nelle parole di Baghra, come un significato nascosto che cercava di comunicarmi. Ma le sue lezioni erano già abbastanza difficili senza dover anche indovinare i segreti di una vecchia inacidita.

Mi faceva lavorare duro, spingendomi a espandere la portata e il controllo del mio potere. Mi insegnò a concentrarlo in brevi scariche luminose, in fasci penetranti che bruciavano con il loro calore, o in lunghe cascate ininterrotte. Mi costringeva a chiamare la luce ancora e ancora e ancora, finché non dovevo neanche più sforzarmi. Mi faceva andare a lezione di notte per esercitarmi, quando era quasi impossibile trovare luce da evocare. E quando finalmente producevo con orgoglio un debole raggio di sole, lei batteva a terra il bastone e gridava: «Non è sufficiente!».

«Sto facendo del mio meglio» mormoravo esasperata.

«Puah!» sbottava lei. «Pensi che al mondo importi se fai del tuo meglio? Fallo di nuovo e fallo bene.



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