Una madre silenziosa by Liz Lawler

Una madre silenziosa by Liz Lawler

autore:Liz Lawler [Lawler, Liz]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2023-06-18T22:00:00+00:00


Capitolo trentuno

Rosie aspettò che la porta d’ingresso si aprisse di nuovo.

Se non avesse preso l’autobus quella mattina – per giunta quello sbagliato – e non fosse finita in stazione, non avrebbe mai visto i manifesti delle persone scomparse attaccati alle finestre. Fu il volto di Anabel che la fissava a convincerla. Avrebbe fatto quella telefonata. Aver preso l’autobus nella direzione sbagliata era un segno del destino. Tutti gli altri giorni era andata a piedi. Se quell’infermiera stava nascondendo Anabel, sarebbe finita nei guai. Doveva essere stato il suo sesto senso a spingerla a prendere quel mezzo, così che potesse imbattersi nella foto dell’amica. Era una specie di buon auspicio.

Rosie fece la chiamata da un telefono pubblico prima di salire sull’autobus giusto. Si assicurò di tirar fuori un tono enfatico e positivo. La donna scomparsa in uno dei manifesti alla stazione degli autobus era sicuramente la persona che aveva visto sui gradini di una casa davanti a una pensilina, di fronte alla spiaggia. Usò la psicologia inversa con il suo interlocutore, suggerendo che forse la chiamata non era più necessaria. Forse la ragazza era già al sicuro, forse la casa in cui si trovava al momento dell’avvistamento era la sua. Ma, da cittadina preoccupata, aveva ritenuto che fosse meglio segnalarlo, per sicurezza.

Durante il viaggio di ritorno sul mezzo di trasporto corretto temette di non fare in tempo a vedere l’arrivo della polizia. Ma, dopo essere scesa, dovette attendere altri quaranta minuti.

Evidentemente non avevano fretta: una donna scomparsa era stata ritrovata viva, e non la consideravano una grande emergenza. Se fosse stata morta, pensò Rosie, sarebbe stata tutta un’altra storia. Aveva sperato di vedere arrivare gli agenti a tutta velocità, con le luci blu che lampeggiavano e le sirene che ululavano, ma ovviamente non fu così. Anabel non era una criminale, non per quanto ne sapessero loro. Era una persona scomparsa, forse vulnerabile, che necessitava di un approccio più delicato. Rosie avrebbe voluto essere in grado di vedere cosa stava accadendo all’interno della casa, per assicurarsi che stessero cercando bene, che avessero guardato sotto i letti, negli armadi e perfino in soffitta. Avrebbe voluto essere lì dentro per essere certa che non si trattasse di una perquisizione sommaria ed essere presente al ritrovamento di Anabel.

Tirò fuori le sigarette di emergenza e ne accese una. Sapere che la polizia in quel momento era dentro la casa la innervosiva, ma non doveva darlo a vedere né tirarsi indietro. A quell’ora del mattino camminare lungo la spiaggia andava bene, a patto che si avesse un bastone e che ci fosse un cane in lontananza. Non poteva aspettare nella pensilina dell’autobus, non con un’auto della polizia parcheggiata dall’altra parte della strada, ma lì dov’era non c’erano problemi. Era comunque abbastanza vicina per vedere che la poliziotta non era giovane e il poliziotto aveva degli occhiali con la montatura nera.

La porta d’ingresso rimase chiusa a lungo e questo la rassicurò. Non era stata una visita di passaggio. Con ogni probabilità Anabel era già saltata fuori e ora stavano parlando con lei, rassicurandola sul fatto che non era nei guai.



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