Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia by Christina Riggs

Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia by Christina Riggs

autore:Christina Riggs [Riggs, Christina]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788833934167
Google: C2lzEAAAQBAJ
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2022-06-08T22:00:00+00:00


Boris Piotrovskij accolse la mostra all’Hermitage tra il 3 luglio e il 10 ottobre 1974. Il museo di Leningrado ricevette 800000 visitatori con lo stesso sistema di ingressi scaglionati utilizzato a Mosca e nonostante questo la coda si estendeva lungo il Canale d’inverno. Quando, da adolescente, visitò la mostra l’egittologo Andrej Bolšakov era già interessato all’antico Egitto. L’allestimento della mostra ricordava quello di Margaret Hall al British Museum, con vetrine illuminate singolarmente in sale buie, in modo che gli artefatti, nei ricordi di Bolšakov, sembravano «galleggiare nell’oscurità».87 In un’epoca in cui viaggiare all’estero era impensabile per la maggior parte dei cittadini dell’URSS, la mostra portò l’Egitto più vicino ai sovietici e per vederla i visitatori fecero lunghi spostamenti. Un uomo, che oggi vive nel Tatarstan, ricorda di aver viaggiato in autobus lungo le rive della Neva in compagnia dei colleghi operai di una fabbrica di Pskov, una città a 280 chilometri da Leningrado.88 L’uomo fu colpito dalla presenza di molte guardie armate di Kalašnikov, compresa una che piantonava la teca blindata in cui era esposta la maschera d’oro.

I libri dei visitatori, una presenza costante nelle mostre in Unione Sovietica, registrarono i commenti di persone provenienti da Moldavia, Estonia, Lettonia e Siberia e quelli di diversi gruppi di scuole, università e del Komsomol. C’erano considerazioni sul piccolo numero di oggetti esposti, sull’oscurità, sulle guardie armate e sul divieto per le donne di portare la borsa all’interno degli spazi espositivi. Ma la maggior parte dei commenti esprimeva meraviglia e soddisfazione per il privilegio di poter vedere i magnifici oggetti e gratitudine nei confronti degli egiziani per aver conservato quei tesori e aver permesso che viaggiassero fino alla Russia. Forse gli impiegati della Centrale atomica Kalinin hanno espresso al meglio lo spirito luminoso di quell’opportunità concessa dalla guerra fredda: «L’enorme, impressionante, forza dell’arte evoca pensieri di gentilezza, pace e di desiderio di ricchezze e potere, C’è moltissimo oro, L’uomo ha vissuto sulla Terra per poco tempo, Uomini, siate più umani, siate migliori». E concludevano dicendo: «Grazie per averci aperto una finestra sulla cultura mondiale».89

L’ultima tappa sovietica, e la minore, fu quella al Museo di belle arti di Kiev, la capitale storica dell’Ucraina appollaiata sulle alte sponde del Dnepr, dove la mostra fu aperta per un periodo più breve – dal 6 gennaio al 14 marzo 1975 – ma accolse più di 700000 visitatori, un record ancora mai superato e che andava ben oltre i 120000 visitatori preventivati dal Ministero della Cultura. Ricerche recenti sulla tappa ucraina della mostra, che attingono a interviste con i visitatori, indicano il profondo impatto che l’esperienza ebbe sull’opinione pubblica nei confronti dell’Egitto.90 La teoria marxista-leninista della storia aveva classificato l’antico Egitto come una società schiavista, mettendolo al penultimo di cinque stadi di sviluppo che vedevano le società socialiste e comuniste al livello più alto. Questa idea del passato, forse influenzata dalle tradizioni bibliche più di quanto sarebbe piaciuto a Lenin, significava che l’educazione sovietica tendeva a presentare gli antichi egizi come individui barbari e oppressivi. Ma la maestria



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