Walters Minette - 2005 - La piuma del diavolo by Walters Minette

Walters Minette - 2005 - La piuma del diavolo by Walters Minette

autore:Walters Minette
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Thrillers, Suspense, Fiction
ISBN: 9788830424524
editore: TEA
pubblicato: 2007-01-01T23:00:00+00:00


13

Con il senno di poi, sono certa che il motivo principale per cui non dissi niente a nessuno è che sapevo quanto mi sarebbe stato difficile accettare la solidarietà e l’incoraggiamento altrui. Forse sono un bastian contrario, ma a un certo punto ho cominciato a vedere tutto in termini di controllo e consigli e offerte di aiuto mi sembravano un modo indiretto per dire «dai retta a me, che la so più lunga», che mi scatenava una collera incontrollabile. Mai diretta contro chi la meritava veramente, però, ovvero MacKenzie.

Vivevo nel terrore che mi venisse a cercare e mi sfogavo con Alan, Peter e mio padre, che, ognuno a modo suo, mi esortavano a reagire. L’unico che ebbe il coraggio di dirmelo chiaro e tondo, in verità, fu mio padre. Quando lo accusai di cercare di esorcizzare i suoi demoni attraverso me, però, si offese. E questo non fece che accrescere la mia ira, perché mi parve un trucco per farmi sentire in colpa.

Mia madre cercò di rimediare lasciandomi messaggi affettuosi sulla segreteria telefonica; facendo appello alla mia ragionevolezza, Alan mi scrisse e-mail intelligenti che però io nemmeno aprii; Peter mi portò libri e articoli di giornale finché a un certo punto non mi rifiutai di aprire la porta.

Alla fine della settimana ero così stressata che cominciavo a pensare di fuggire di nuovo. Era assurdo, ma la generosità e l’affetto di quelle persone mi risultavano più insopportabili del sadismo di MacKenzie. Ero sopravvissuta alla brutalità, ma mi sembrava di non poter sopravvivere alla gentilezza.

Nei primi giorni Jess venne a trovarmi e a tenermi compagnia, senza parlare molto. Poi, quando cominciai a non aprire più la porta, smise. Le lasciai un messaggio dicendo che era Peter che cercavo di evitare, ma lei non mi richiamò, né venne a cercarmi a casa. Anche per questo avevo voglia di scappare: che senso aveva restare lì, se l’unica persona con cui mi trovavo a mio agio non si interessava più a me? Ma sapevo che la colpa era mia.

Mi venne una paura da morire, quando me la vidi entrare in camera mia il sabato seguente. Erano le sette di sera ed ero convinta che tutte le porte della casa fossero chiuse a chiave. Non sentii la porta del retrocucina che si apriva e si richiudeva, né i passi sulle scale, e non sospettavo minimamente che ci fosse qualcuno in casa. Sentendola entrare, mi precipitai in un angolo, terrorizzata. Stavo mettendo in ordine dei vestiti sul letto, con le spalle alla porta, e nell’attimo in cui percepii la sua presenza, mi voltai e la riconobbi, pensai che fosse MacKenzie.

«Cerca di non svenirmi qui, perché non sono dell’umore giusto per giocare alla crocerossina», mi avvertì. «Cosa fai? Ti rannicchi in un angolo? E

se fossi stata davvero lui? Ti saresti lasciata aggredire di nuovo?»

Barcollando, mi rialzai in piedi. «Mi hai colto di sorpresa.»

«Non pensi che quel bastardo farebbe esattamente la stessa cosa?» Posò gli occhi sulla bottiglia di vino vuota accanto al letto e li strizzò con aria di disapprovazione.



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