L’alchimista della laguna by Paolo Lanzotti

L’alchimista della laguna by Paolo Lanzotti

autore:Paolo Lanzotti
La lingua: ita
Format: epub
editore: Tre60 Libri
pubblicato: 2024-04-15T00:00:00+00:00


32

Francesco se n’era andato. Aveva lasciato la villa senza preavviso, probabilmente con l’intenzione di non tornare. Osservando gli stalli della scuderia, Isepo Gratarol ne fu certo. Quando i padroni soggiornavano in Riviera, Francesco dormiva con i cavalli e là teneva le poche cose che portava con sé. Ora il giaciglio appariva in ordine e la sacca in cui era solito riporre le sue cianfrusaglie era scomparsa.

Imprecò fra i denti. Maledetto idiota! Che avesse preferito la fuga non gli interessava affatto. Ma il bastardo sapeva troppe cose. Se si fosse lasciato prendere dal panico o dalla smania di vendetta sarebbe diventato un pericolo. Non poteva correre il rischio. A quel punto, c’era una sola cosa da fare.

Il pensiero gli strappò l’ennesima imprecazione. Batté la mano sullo stipite, con rabbia. Zulian gli aveva comandato di occuparsi dei cavalli e lui non poteva sottrarsi a quell’ordine. Ma doveva fare in fretta. Aveva una faccenda urgente da sbrigare. Con una bestemmia, impugnò il forcone e lo immerse nella biada. Negli stalli, i cavalli sbuffarono, irrequieti, come se avessero percepito la sua agitazione.

Varcata la soglia di casa, Ludovico Zulian era stato subito raggiunto dal maggiordomo, col quale si era intrattenuto per alcuni minuti. Poi da un sovreccitato Griselini, che aveva preso a subissarlo di proteste.

«... è inaudito, eccellenza... non posso accettare che...»

Contrariamente a quanto aveva sperato, Marco si era dovuto tenere in disparte, in attesa che il nobilhomo potesse prestargli attenzione. L’espressione contrariata, Zulian aveva fatto accomodare il magistrato in un salottino a piano terra, dov’era rimasto per diverso tempo. Marco aveva preferito attendere che i due finissero di discutere. Intromettersi nella conversazione avrebbe scatenato le ire di Griselini e non era il caso d’inasprire i loro già difficili rapporti.

Finalmente, il colloquio ebbe termine. Il magistrato si congedò, raggiunse la carrozza che l’aspettava davanti all’ingresso e ripartì, imbronciato. Marco si affrettò a raggiungere Zulian, prima che qualcuno potesse precederlo.

«Ben tornato, eccellenza» esordì senza preamboli. «Se potete dedicarmi qualche minuto, avrei bisogno di parlare con voi.»

Sprofondato in una poltrona accanto alla finestra, la gamba destra stesa su un poggiapiedi e il bastone in mano, Ludovico Zulian gli scoccò un’occhiata torva.

«Stavo appunto per mandarvi a chiamare» replicò. «Ho saputo da Griselini cos’è accaduto ieri notte. Un altro suicidio. Comincerò a credere che il popolino abbia ragione. Che questa casa sia maledetta.»

«Dunque, siete già al corrente.»

«Zanetta era una brava domestica e mia moglie l’apprezzava molto. La sua morte l’avrà sconvolta. Dovrò andare da lei.»

«C’è una giovane nobildonna che le sta tenendo compagnia.»

«Lady Bentham Bell. Sì, ho saputo anche questo. Il maggiordomo mi ha informato. Non la conosco e non ho ancora avuto modo d’incontrarla. Ma, se si sta occupando di Beata, ha tutta la mia gratitudine.»

Marco fece per replicare. All’improvviso, Zulian emise un lamento e prese a massaggiare la gamba stesa sul poggiapiedi.

«Maledetto ginocchio...» mormorò.

«Il signor Griselini vi avrà riferito anche che sono sorti dei contrasti, fra noi» proseguì Marco.

«Il magistrato è un uomo suscettibile» riconobbe Zulian. «Ma voi avete agito ignorando la sua autorità.»

«Ho fatto ciò che era giusto.



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