Aspettando Corto by Hugo Pratt

autore:Hugo Pratt [Pratt, Hugo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-10-06T12:00:00+00:00

Gli amici veneziani con cui ero partito si persero per strada, mi ritrovai così solo e disponibile per tutto quello che poteva succedere, ma completamente affamato. In questa situazione non succede mai e poi mai di incontrare uno che ti offre il pranzo. No, trovi sempre uno affamato come te. Incontrai Kramer. Un ungherese, un vero personaggio. Anche lui con la fissazione in testa di raggiungere l’America e nessuna idea precisa su come fare ad andarci. Era uno di quei rari personaggi, rarissimi oramai, che non hanno un posto dove tornare, per cui la loro vita è un’avventura completa. Aveva combattuto nell’esercito ungherese a fianco dei tedeschi. Quando si trovò davanti i russi, scappò via. Scappò via nel senso più preciso del termine: si mise a correre a gambe levate spogliandosi della divisa senza fermarsi. Ma, o corse in cerchio o sbagliò direzione, si trovò in mezzo ai russi. Venne preso per un contadino del posto e subito intruppato a passare colpi o granate a una batteria che stava prendendo a cannonate i suoi commilitoni. Era arrivato a Trieste a piedi seguendo i fiumi, la gente, gli eserciti, tutto quello che andava verso il mare.

Mentre giravamo per la città, ricevemmo un’offerta di lavoro. Ci avvicinò un giovane slavo con i capelli bianchi, forse un albino, e ci disse che era interessato a comprare pelli di gatto. Noi dovevamo catturare dei gatti, accoppiarli, scuoiarli e lui ci pagava le pelli. Penso che volesse così entrare nel ramo pellicce. Ci indicò subito una preda che lo interessava: un micione bianco sdraiato sul davanzale di una finestra a pianterreno. Kramer si fece subito sotto. Questo gatto aveva una particolarità. Sorrideva. Ci guardava e rideva. Il mio amico ungherese allungò così una mano fiducioso e il gatto gli tirò subito un graffione. Gli aveva sbregato tutta la mano a sangue. Ho visto venire fuori questo odio tra Kramer e il gatto: uno incastrato a guardarlo e l’altro che sorrideva. Dissi a Kramer che così non ce l’avremmo fatta, che avevamo bisogno di una borsa. Lo portai via e lui mi veniva dietro con la testa girata, ipnotizzato dallo sguardo del gatto. Quando tornammo indietro con una borsa per cipolle il gatto non c’era più. Ci sedemmo sul marciapiede con la fame che aumentava. Rimanemmo lì delle ore con la gente che ci guardava insospettita. Una guardia in bicicletta si fermò per chiederci cosa facevamo seduti per terra. Quando il gatto tornò fuori, lo slavo che era rimasto ad aspettarci e a spiarci dal fondo della via, si fece avanti e disse che a prenderlo ci pensava lui. A lui il gatto non fece niente, erano tutti e due bianchi di pelo. Col gatto nella borsa che si sbatteva e urlava disperato, corremmo verso il porto. Kramer si sarebbe rovinata la pelle. Era sorta una discussione in quel senso, quando lo slavo raccolse una pietra e cominciò a menar colpi sulla borsa. Uscivano grida strazianti dalla borsa. E Kramer non ce la fece più o

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