I 12 orologi che raccontano il mondo by David Rooney
autore:David Rooney [Rooney, David]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788811004226
editore: © 2021, Garzanti s.r.l., Milano Gruppo editoriale Mauri Spagnol
pubblicato: 2024-03-06T23:00:00+00:00
Henry Ford aveva iniziato la carriera come fabbricante di orologi, non di automobili. Se non altro, questa era la romantica storia che raccontava lâazienda:
La riparazione degli orologi risultava più facile per il giovane Henry Ford, che aveva iniziato a farlo a quattordici anni, e il suo primo orologio (oggi nella sua collezione privata di Dearborn, in Michigan) era stato aggiustato con un chiodo, pinzette ricavate da una stecca di corsetto e un paio di ferri da maglia [â¦]. Anni dopo, lâabilità del fabbricante di orologi e la precisione che il giovane Henry Ford aveva imparato in quelle notti dâinverno sarebbero servite per costruire più di trenta milioni di automobili e furgoni. Oltretutto fu lâesperienza del signor Ford nellâorologeria a dargli lâidea di usare una catena di montaggio nella fabbricazione di automobili.23
Nella sua autobiografia del 1922, Ford spiegava che, durante il suo tirocinio da adolescente presso un ente di ingegneria navale del Michigan negli anni Ottanta dellâOttocento, aveva lavorato di notte alla riparazione di orologi nella gioielleria di Robert Magill a Detroit. Osservava:
In un periodo di quei giorni lontani, credo siano passati per le mie mani ben trecento orologi. Pensai che avrei potuto fabbricare un orologio servibile per trenta centesimi, e poco mancò non mi lanciassi in quella carriera. Ma non ne feci nulla perché mi persuasi che gli orologi non erano unâuniversale necessità , e che quindi la gente in generale non li avrebbe comperati. Come proprio io pervenissi a quella sorprendente conclusione, io non saprei stabilire.24
Ford passò invece alle automobili, e fu un passaggio straordinario. La sua azienda automobilistica inaugurò la modalità di produzione definita «fordismo». La produzione in serie con parti riproducibili fatte da macchine raggiunse il suo più efficiente esito con le catene di montaggio mobili di Ford, in cui è il prodotto a muoversi, mentre gli operai restano fermi.
Câera voluto molto tempo per arrivare alla fase del modello T della Ford, lâautomobile che motorizzò le masse nei primi decenni del secolo scorso. Già negli anni Sessanta del Settecento lo storico e filosofo scozzese Adam Ferguson aveva scritto: «Di conseguenza, le manifatture prosperano di più quando la mente viene consultata il meno possibile e quando lâofficina può essere considerata, senza grande sforzo di immaginazione, come una macchina le cui parti sono gli uomini».25 Lo storico dellâautomobile Andrew Nahum ha commentato che questa potrebbe essere una «perfetta descrizione» della fabbrica di Ford.26 Occorsero tuttavia i convulsi sviluppi nella produzione dellâOttocento e del Novecento, fortemente influenzati dalla cultura della fabbricazione degli orologi e difesi da individui come John Bennett, perché il sogno della catena di montaggio ideale potesse realizzarsi. E Ford lo sapeva.
Sia Bennett sia Ford erano entrati nel campo della riparazione degli orologi da adolescenti, ed entrambi procedettero alla trasformazione dei rispettivi settori industriali a fronte di una resistenza profondamente consolidata. John Bennett poteva anche essere morto povero e per lo più dimenticato nel 1897, ricordato soltanto dai malevoli fabbricanti di orologi di Clerkenwell, ma aveva comunque lasciato il segno. Con lâaiuto di Bennett e con i protettivi guardiani
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