I delitti dei caruggi by Marvin Menini

I delitti dei caruggi by Marvin Menini

autore:Marvin Menini [Menini, Marvin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


23.

Scendo i gradoni della questura e mi sento uno schifo. Guido mi ha rivoltato le budella come solo lui sa fare, mi ha fatto sentire un idiota per la storia di Bob ed io adesso ho la testa come un pallone. Non uno di quelli aerostatici che vagano liberi e sereni in mezzo al cielo terso ed all’aria fresca. Sono uno di quelli preso a calci in un campo di periferia sotto la pioggia. Sbattuto a destra e sinistra dopo le violente pedate di un ragioniere cinquantenne con la pancia. Posso solo pensare al lavoro in questo momento e tornare in redazione per l’articolo di domani. Non so ancora se scriverò di Bob: una parte di me dice che le prove sono inconfutabili. Eppure, in qualche angolo del mio cervello, una vocina mi dice che le apparenze spesso ingannano. E che Bob potrebbe davvero essere una vittima. Al giornale, Clara è in riunione con il suo segretario. Mi bevo un caffè e chiacchiero con i colleghi delle solite cose futili. Calcio, pettegolezzi, il futuro del nostro giornale che è ancora in bilico. Quando la conferenza dei capi tra Clara e Bargellini termina, i colleghi si dileguano dietro alle loro postazioni. Dalla porta, la Manzini mi fa cenno di entrare e torna a sedersi alla scrivania. Sto per chiudere.

“Lascia aperto”, mi dice. “Non vorrei mai che qualcuno pensasse male”.

Io accosto lo stesso.

“Lo penseranno se non la chiudo. Quando ci chiami qui questa porta rimane sempre chiusa”.

Lei alza lo sguardo e mi sorride con un angolo della bocca.

“Che pirla che sono. Vedi? Ecco che cosa succede a mischiare il lavoro e la vita privata”.

“Mai pucciare il biscottino dove timbri il cartellino, recita un vecchio detto”.

Clara ride, si stiracchia sulla poltrona e riprende a guardarmi.

“Che voglia che ho di ribaltarmi ancora con te su quel divano, gioia”, mi dice.

Eccolo, Matteo. Eccolo. Ecco il momento perfetto per introdurre il discorso. Dirle della famiglia dei valori e citare i Pooh. Intanto padelle qui non ne vedo.

“Ecco. Clara. Volevo dirti che...”.

“Sì?”. Mi guarda ad occhi spalancati e si umetta le labbra con la lingua. Non lo fa per provocarmi. Un gesto spontaneo e per questo ancora più sensuale. Il sangue prende di nuovo la via sbagliata. Devo ricordarmi di cambiare il cartello al bivio.

“Sono stato da Guido. Ho un po’ di novità sul caso”.

La sua espressione cambia, corruga la fronte e diventa seria. Si tira su dritta sulla sedia e appoggia i gomiti alla scrivania.

“Racconta”, mi dice.

Le riassumo in pochi minuti la nostra conversazione. Al termine, Clara sospira e si getta indietro sulla sedia.

“Insomma. Il tuo amico Bob è nei guai a quanto pare”, commenta lei.

“Sì. Ma io non sono così convinto che lui sia colpevole”.

“E io sono d’accordo con te. Perché aprire un laboratorio dove si produce droga in un palazzo intestato a te ed alla tua ditta? Tanto valeva mettersi un cartello al collo con su scritto sono uno spacciatore”.

“Già. Ma non solo. Perché salvarmi la vita? Perché aiutare tutti quei ragazzi a disintossicarsi? Perché chiedermi aiuto? Ci sono troppe note stonate in questa sinfonia”.



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