La Terra al tramonto by Autori Vari

La Terra al tramonto by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-08-17T16:00:00+00:00


Postfazione

Correva l'estate del 1960, avevo dodici anni ed ero andato a trovare il mio fratellone maggiore dallo zio Wally, nel suo appartamento in North Kildare Avenue, a un passo da Madison Street, a Chicago. Passavamo gran parte delle ore diurne sui trenini della linea L per andare ai musei o al Loop o a North Avenue o alla spiaggia vicina al planetario, oppure al cinema… ma certi giorni - e gran parte delle serate - li trascorrevo spaparanzati sul divano letto nel minuscolo tinello dello zio Wally, sotto alla finestra spalancata al caldo e ai rumori delle vie di Chicago, a leggere Jack Vance.

Per l'esattezza, mi stavo leggendo una grossa pila di romanzi Ace Double di mio fratello, vecchi numeri di "The Magazine of Fantasy & Science Fiction", e altri tascabili, ma quelli di cui ho il ricordo più vivido sono i Jack Vance. Ricordo l'immane potenza odisseica di Big Planet (Il grande pianeta) e l'energia narrativa di The Rapparee (noto in seguito come Five Gold Bands, in italiano Il pirata dei cinque mondi) e la mia iniziazione alla semantica grazie a / linguaggi di Pao e il cupo fulgore fantastico de II mago Mazirian (poi uscito ne II crepuscolo di un mondo) e lo stile letterario che impregnava Gli amaranto.

Soprattutto, era lo stile. Già allora le mie letture non si limitavano più a una dieta costante di SF e altri generi, ma di quel periodo in cui andavo affinando i gusti e cresceva il mio appetito per la letteratura - trovandomi a tu per tu con la potenza stilistica non solo dei migliori autori di genere, ma anche di Proust ed Hemingway e Faulkner e Steinbeck e Fitzgerald e Malcolm Lowry e tutti gli altri - quello che mi è rimasto dentro è il ricordo dello stile grandioso, semplice, asciutto, generoso di Jack Vance, le cascate di immagini indelebili vivificate dai più spassosi dialoghi, il tutto unito all'inflessione ferma e sicura di un linguaggio spinto ai limiti delle possibilità immaginative.

Quando infine tornai alla SF, verso la metà degli anni Ottanta, non solo come lettore ma come scrittore impegnato nel mio primo romanzo di fantascienza Hyperion, fu per celebrare stili di SF vecchi e nuovi, dall'opera spaziale al cyberpunk, ma soprattutto per proclamare il mio amore per fantascienza e fantasy con un omaggio all'opera di Jack Vance. Si badi bene, non sto parlando di un tentativo di imitare lo stile di Jack Vance; non è possibile imitare l'inimitabile stile vanceiano, così come non si può riprodurre la voce del suo amico Poul Anderson o del mio amico Harlan Ellison o di qualunque altro fra i veri giganti stilistici nel nostro campo, o nella letteratura in genere.

Leggendo oggi gli scritti di Jack Vance, sono riportato indietro di quarantotto anni ai rumori e agli odori che entravano da quella finestra al terzo piano di Kildare Avenue e mi rammento cosa voglia dire essere autenticamente e completamente e indelebilmente trasportato dentro la mente e il mondo di un grande mago.



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