Liberi come il vento by Rita Nardi

Liberi come il vento by Rita Nardi

autore:Rita Nardi [Nardi, Rita]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2024-03-07T23:00:00+00:00


15.

SOSPETTI E CONGETTURE

«L’odio e la rabbia possono oscurare l’animo umano,

ma l’amore e la rinascita troveranno sempre

il modo di illuminare il cammino.»

DA UN MITO DELLA TRIBÙ DAKOTA

Non erano coincidenze.

I freni guasti del quad di Ashkii, l’attacco a Honiahaka.

Lo sapevo. Dannazione, lo sapevo. Non erano coincidenze: qualcuno ci stava sabotando. Avevo visto delle orme, sulla neve, mentre il mio lupo rischiava di morirmi tra le braccia. Qualcuno era stato nella riserva, aveva avvicinato Honiahaka e l’aveva ferito volontariamente.

Il Navajo del mio sogno mi aveva avvertito. Avevo tentato di razionalizzare il tutto, di tenere a freno l’immaginazione. Ma mi sbagliavo: avrei dovuto seguire l’istinto.

Per fortuna Honiahaka era salvo. Joe era accorso il prima possibile alla riserva, e con lui il veterinario migliore che conoscessimo. Il medico aveva trasportato d’urgenza il mio lupo nella sua clinica e lo aveva operato. Così, mentre guidavo verso la University of Toronto, Honiahaka era sotto controllo, in un luogo sicuro, bendato e stordito dall’anestesia. Non sapevamo ancora in quanto tempo si sarebbe rimarginata la ferita, ma ce l’aveva fatta. Per un soffio. Altrimenti, avrei perso anche lui.

Strinsi i denti e serrai la mascella, riflettendo su quanto dolore avrei provato, ancora una volta, nel vedere il mio migliore amico morire.

Mi domandai quale genere di essere abominevole avesse anche solo pensato di ucciderlo. Chiunque fosse stato, aveva macchinato tutto questo per ferirmi.

Peccato per il fango che aveva tradito l’artefice di quel viscido gesto, imprimendone le tracce sul terreno. Altrimenti, non avrei mai saputo che qualcuno stava davvero tramando contro di me.

Dovevo stilare una lista di sospettati. Una lista di persone il cui scopo era ferire me e, a giudicare dallo stato del quad di Ashkii, la mia famiglia. Dovevo farlo in fretta, perché chiunque aveva pensato di uccidere un lupo per vedermi soffrire non si sarebbe fermato dinanzi a nulla pur di raggiungere il suo scopo.

Ma non volevo farlo da solo.

Volevo parlarne con Nive.

Non prima di essermi scusato con lei. Ma doveva sapere. Doveva sapere che, dopo quanto successo con Ajila, non l’avevo abbandonata né tantomeno ero arrabbiato con lei; solamente ero stato sopraffatto da tutti i disastri capitati alla mia famiglia e alla mia riserva.

Soprattutto, volevo metterla in guardia. Perché chiunque mi conoscesse almeno un po’ sapeva con sicurezza che una sola persona mi avrebbe mandato completamente fuori gioco. E quella persona era Nive.

Non ero mai stato alla University of Toronto. Sapevo che il campus era immenso, come tutti i college americani e canadesi. E, a dire il vero, non sapevo neppure dove Nive seguisse le lezioni.

Maledizione, Hurst, sei un idiota!

Battei le mani sul volante, frustrato. Henry mi aveva dato qualche indicazione su come arrivare al campus, ma da lì in poi… il vuoto.

Almeno, avevo la certezza che Nive fosse lì.

Dovevo vederla, a tutti i costi.

Fermai il pick-up davanti all’entrata principale del college, come mi aveva suggerito Henry. Mi appoggiai alla fiancata del veicolo. Era quasi orario di pranzo, il che voleva dire che, a breve, gli studenti sarebbero usciti per la pausa. E tra loro ci sarebbe stata anche Nive.



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