Tutta la vita che resta by Roberta Recchia

Tutta la vita che resta by Roberta Recchia

autore:Roberta Recchia [Recchia, Roberta]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-02-06T12:00:00+00:00


IX

Sassi

Per quattro giorni Leo De Maria sperò inutilmente che Miriam si facesse viva. In momenti di egoismo infantile desiderava persino che lei stesse male abbastanza da cercarlo ancora. Non che avesse intenzione di rimediarle altre pillole, ma accarezzava l’idea di esserle di nuovo indispensabile in qualche modo. Però Miriam non ricompariva. Corallina, diversamente da lui, attendeva fiduciosa anche se non lo diceva apertamente. Lei era così, ottimista per natura. Leo invece affrontava la sua crescente delusione con un broncio che alla sorella giustificava con la preoccupazione di dover trovare un lavoro decente e in fretta. Un po’ lo imbarazzava persino l’idea di essersi convinto che tra loro due si fosse creata una certa intimità. Lui nei rapporti con l’altro sesso aveva sempre preferito puntare tutto sulle soddisfazioni fisiche, l’emotività lo faceva sentire vulnerabile. Invece quel complicato meccanismo di sguardi ed equilibri precari che aveva condiviso con Miriam era una novità che lo intrigava e spaventava allo stesso tempo. Provava quasi inquietudine, al ricordo del tempo che era rimasto a guardarla dormire senza neppure chiedersi se la desiderasse, perché lui quel corpo inconsistente, bisognoso, in qualche modo lo sentiva già suo. Gli erano bastate due notti, solo due, per convincersi che per ragioni che non comprendeva loro erano giusti l’uno per l’altra. Giusti e decisamente male assortiti. Ma lui alla fine dei conti aveva deciso che se ne fregava, di essere inadeguato, sapeva di poter offrire a Miriam quello che le mancava. I soldi dei Bassevi non gli facevano nessuna paura: a Miriam serviva lui.

Fu per tutte quelle considerazioni, elaborate nelle serate di malumore spese a guardare la televisione sul letto con Corallina, che un pomeriggio Leo decise di aver aspettato anche troppo e si presentò al portone del palazzo dove l’aveva accompagnata giorni prima. Il custode lo bloccò nell’atrio con educazione, informandolo che prima di farlo passare doveva avvertire la signorina. Il tizio gli piacque, visto che non dubitò neanche per un momento che la signorina volesse riceverlo. Infatti la signorina Bassevi disse al telefono di farlo passare e Leo si avventurò tronfio nel pian terreno del palazzo. Però era talmente grande che dovette tornare indietro per farsi spiegare come arrivare all’attico, c’erano scalinate che andavano di qua e di là manco fosse un ospedale. Il custode lo accompagnò svelto all’ascensore giusto, lasciando per un momento la guardiola, e Leo lo ringraziò un po’ depresso. All’improvviso si sentiva solo un imbecille di borgata.

Poi, quando le porte dell’ascensore, grande quanto casa sua e di Corallina, si schiusero sul pianerottolo, la vide sulla soglia dell’appartamento e si sentì meglio. Fu un sollievo breve. Lei era uno straccio, nella tuta da ginnastica che sembrava sformata tanto le andava larga. Le occhiaie livide spiccavano sulla pelle bianca, le labbra erano secche e screpolate, solcate da segni rossastri. Lo fissava seria, gli occhi gonfi e infiammati, non si capiva se dal pianto o dall’insonnia.

«C’ho ripensato: sei bruttarella» la salutò avvicinandosi.

Lei sorrise appena, ma si capiva che l’aveva divertita. Stava praticamente abbarbicata sul bordo della porta, la testa reclinata poggiata sul battente.



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