Ultimo compleanno by Simona Leone

Ultimo compleanno by Simona Leone

autore:Simona Leone [Leone, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788869432170
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 2017-07-13T21:00:00+00:00


Stava per rientrare in casa senza degnarlo della benché minima considerazione, ma Guido parlò ancora.

«Voglio capire che cosa è successo. Promettimi che parleremo. Un giorno, quando vorrai tu.»

Una volta sola in vita sua aveva promesso, nella buona e nella cattiva sorte. Ma sapeva di essere negata per quel genere di cose, non facevano per lei. Con il cuore che batteva all’impazzata rientrò in casa, lasciando Guido avvolto nella notte, senza una risposta.

6.

Nei film i buoni vincono sempre, i cattivi vengono arrestati o muoiono e tutti tornano a casa felici e contenti. Possibile fosse così difficile scoprire dove l’aveva rinchiuso l’ombra?

Pietro era sicuro lo stessero cercando. Ma se non fosse stato così? Se per qualche strano motivo papà e mamma si fossero dimenticati di lui? No, impossibile. La mamma diceva sempre che era la sua gioia, che era sempre nel suo cuore. Ma allora perché nessuno veniva a liberarlo?

Per fortuna un insistente brontolio della pancia lo distolse da quei dubbi atroci. Essendo la cella priva di pavimento aveva sotterrato i primi pasti nella nuda terra. Quando i crampi avevano avuto la meglio sulla paura di morire avvelenato si era azzardato a mangiare. Pastasciutta dal sapore strano. Lontana anni luce da quella che gli preparava la nonna. Non era morto. Da allora aveva divorato ogni pasto. Tuttavia aveva perennemente fame. Non riusciva a riempirsi la pancia con quel poco da mangiare che l’ombra gli dava. Aveva pensato di chiedere qualcosa in più, ma poi non si era azzardato. Troppa paura. Chissà cosa avrebbe potuto fargli se l’avesse fatto arrabbiare. Preferiva patire i tormenti della fame.

Dalla testa ogni tanto partivano delle fitte acute. Si toccò il capo e si spaventò quando sentì una cosa strana appena sopra la fronte. Grattò piano e una parte di quella cosa strana si sollevò. Subito un liquido bagnò il suo dito medio. Doveva trattarsi di una crosta. Come quando era caduto dalla bici e si era graffiato il ginocchio. Dapprima aveva sanguinato, poi era subentrata la crosta. Era stato costantemente tentato di toglierla, ma la mamma gliel’aveva proibito. Diceva che così sarebbe rimasto il segno e inoltre ci avrebbe messo più tempo per guarire. Tentò di rimettere la crosticina al suo posto, ma ormai il danno era fatto. Il sangue gli faceva un po’ senso. Cercò di non pensarci e attese che smettesse di sanguinare. Non avrebbe più toccato quella crosta. Promesso.

Allo stesso tempo si accorse di dover fare pipì. L’ombra l’aveva fatto andare in bagno soltanto per i bisogni fisiologici. Di lavarsi neanche a parlarne. Nemmeno le mani. Batté il pugno tre volte sulla porta. Sperò facesse in fretta, gli scappava proprio. Altri tre colpi. Chiuse gli occhi e li strinse forte. Si concentrò per cercare di non lasciarne scappare neanche una goccia. Non era più un poppante, doveva farcela.

All’improvviso la porta si spalancò. La luce lo accecò come sempre. Batté le palpebre un paio di volte. L’ombra indossava un cappuccio nero con due fori sugli occhi. Pietro teneva lo sguardo basso, un po’ perché la luce lo stordiva, un po’ perché non osava incrociare quello sguardo crudele.



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