Anche io. Il caso che ha dato inizio al movimento #MeToo by Jodi Kantor & Megan Twohey

Anche io. Il caso che ha dato inizio al movimento #MeToo by Jodi Kantor & Megan Twohey

autore:Jodi Kantor & Megan Twohey [Kantor, Jodi & Twohey, Megan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Vallardi
pubblicato: 2023-01-04T23:00:00+00:00


Megan inserì nella narrazione ciò che avevano scoperto sugli eventi del 2015. La denuncia di Gutierrez non era mai stata resa pubblica, ma una fonte l’aveva letta al telefono, parola per parola, a un collega del Times. Adesso Megan attinse a quel linguaggio per riferire come, durante l’incontro di lavoro, Weinstein le aveva «palpato i seni dopo averle chiesto se fossero veri e infilato le mani sotto la gonna». Mai, prima di allora, un articolo aveva rivelato che, dietro le quinte, Weinstein aveva discretamente «effettuato un pagamento» per zittire Gutierrez. Quando O’Connor aveva inviato il suo memorandum, «con accuse dettagliate che riempivano pagine e pagine», Maerov avrebbe voluto indagare, ma Weinstein aveva firmato un accordo anche con lei.

La sera del sabato le giornaliste avevano una bozza da far leggere a Corbett, che aveva creato un file segreto nel server interno, che poteva essere aperto solo dalle due giornaliste e dai redattori più esperti che le seguivano. In genere i file degli articoli venivano nominati per argomento e data di pubblicazione, ad esempio 16DISCORSOTRUMP, 07TERREMOTO, 21BEYONCE. Corbett nominò questa bozza con un generico 001INCHIESTA, in modo che anche i colleghi che vi si fossero imbattuti per caso non avrebbero avuto idea di cosa trattava.

Mentre scrivevano, le due reporter portavano avanti anche il lavoro di verifica – e di eventuale ampliamento – delle accuse e delle fonti pubblicabili. A microfoni accesi, Jodi e Megan avevano una sola intervista con una presunta vittima di Weinstein, Laura Madden, che aveva riferito loro dell’incontro a Dublino del 1992. Poiché Zelda Perkins era ancora impossibilitata dal suo accordo di non divulgazione, e Rowena Chiu aveva rifiutato del tutto di parlare con loro, l’intera saga si riduceva a quattro brevissimi ma cruciali paragrafi, che dimostravano l’esistenza di gravi accuse e di un accordo, pur tutelando comunque le due donne coinvolte.

L’assistente del 1990, quella che Megan aveva rintracciato a casa di sua madre, era essenziale per la riuscita dell’articolo.

Alla fine John Schmidt, l’ex dirigente della Miramax a cui Megan aveva fatto una visita improvvisata l’estate precedente, confermò a metà tra l’ufficiale e il confidenziale che la ex assistente aveva ricevuto un pagamento dopo un incidente sgradevole che coinvolgeva Weinstein. Schmidt accettò di parlare con Megan perché, disse, era stato molto colpito dall’articolo sull’amfAR. Megan non aveva ancora abbandonato le speranze che anche la donna decidesse di parlare a microfoni accesi, ma quando aveva riprovato a contattarla, lei aveva risposto così:

Cara Megan,

mi dispiace ma devo chiederle di non provare più a contattarmi,

né direttamente né indirettamente. Non ho niente da dire,

né autorizzo chiunque altro a parlare a nome mio. Non voglio essere nominata o citata come fonte anonima in nessun articolo

e se questo dovesse avvenire mi riservo di agire per vie legali.



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