Enrico Mattei by Nico Perrone

Enrico Mattei by Nico Perrone

autore:Nico, Perrone [Perrone, Nico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Aggiornamenti/Economia e gestione dell'impresa
ISBN: 9788815310361
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


«The New York Times» fu attento a cogliere il senso di quella risoluzione, indirizzata a «tenere rigorosamente a freno il flusso del petrolio sovietico» nella vasta area comunitaria. Il quotidiano americano, dopo avere ricordato che l’Italia non si era unita al voto di approvazione della risoluzione, sottolineava che il nostro paese era «il maggiore acquirente di petrolio sovietico nel mondo libero».

Le importazioni petrolifere italiane dall’Unione Sovietica, col contratto del 1958, si elevarono al 7 per cento (1 milione 182 mila tonnellate) della domanda interna italiana.

Nel 1959 il contratto dell’Eni venne rinnovato e la stima delle importazioni petrolifere italiane dall’Unione Sovietica salì così al 16 per cento della domanda interna (3 milioni 146 mila tonnellate).

In quegli anni l’America viveva in forme esasperate la sua contrapposizione all’Unione Sovietica, con le implicazioni della corsa al riarmo atomico, della crisi di Berlino e della spinta verso una maggiore egemonia sul Medio Oriente, teorizzata da Eisenhower (9 marzo 1957), su pressione del segretario di stato, John Foster Dulles, mentre, negli Stati Uniti incombevano l’acutizzarsi del problema razziale, la recessione e la disoccupazione.

Il fatto più rilevante, nei rapporti fra l’Eni e l’Unione Sovietica, si era verificato nel 1960, allorché il vice primo ministro sovietico, Aleksej N. Kosygin, in visita a Roma, incontrò Mattei e gli propose, alla presenza dell’ambasciatore sovietico, Semen Kozyrev, l’acquisto, da parte sovietica, di vari prodotti dell’industria di stato italiana. Oltre alle produzioni di gomma dell’Anic, si parlò anche di grossi tubi d’acciaio per oleodotti, e questa prospettiva di mercato ebbe il suo peso nell’affrettare la costruzione di un nuovo stabilimento dell’Iri a Taranto.

L’Eni iniziò trattative per un nuovo contratto con l’Unione Sovietica. Lo stesso presidente della repubblica, Gronchi, aveva facilitato quell’intesa, con un suo viaggio a Mosca (febbraio 1960).

Questa volta si trattò di un accordo complesso, con durata dal 1961 al 1965, che venne firmato a Mosca (11 ottobre 1960) da Mattei e da Nikolaj Patolicev, ministro sovietico del Commercio estero. Esso prevedeva l’importazione in Italia di 12 milioni di tonnellate di petrolio (3 milioni per anno) e l’avvio di forniture di gas, contro l’esportazione in Unione Sovietica di gomma sintetica dell’Anic, di macchinari e attrezzature petrolifere del Nuovo Pignone e di tubi della Finsider, una società controllata dall’Iri. I materiali del Nuovo Pignone e della Finsider erano indirizzati a potenziare l’industria petrolifera sovietica dell’estrazione e del trasporto, specie attraverso l’oleodotto del Volga.

Dopo un incontro col presidente dell’Eni, Pietro Nenni annotò così nel suo diario:

Si tratta di un grosso affare che fa risparmiare all’Italia una sessantina di miliardi e apre un vasto campo alla intensificazione degli scambi con l’Est. Una operazione rivoluzionaria che ha suscitato attacchi in America e ripercussioni in Italia. Se ne sono lagnati in particolare Segni, Pella e Scelba. Malgrado ciò l’accordo è stato ratificato dal governo.



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