Il bravo giornalista by Joseph Pulitzer

Il bravo giornalista by Joseph Pulitzer

autore:Joseph Pulitzer [Pulitzer, Joseph]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti Classici
pubblicato: 2024-05-06T22:00:00+00:00


Ovviamente in questa rassegna la storia generale verrebbe solo sfiorata; la storia inglese invece sarebbe insegnata in modo più esauriente, e quella americana riceverebbe più attenzione di tutte le altre messe assieme. E durante l’intero corso si presterebbe particolare attenzione all’idea di progresso, in special modo nel campo della giustizia, della civiltà, della storia dell’umanità, della pubblica opinione e delle idee e ideali democratici.

Tutti sostengono che una scuola di giornalismo dovrebbe insegnare sociologia. Ma come?

Per quanto vaga e quasi informe sia questa scienza, essa è intrisa della materia grezza con cui è fatto un giornale. La monumentale opera in diciassette volumi di Charles Booth sulla vita e il lavoro degli abitanti di Londra, completa di mappe che mostrano isolato per isolato dove si riuniscono i frugali lavoratori e dove vivono gli emarginati, dove i covi del vizio superano in numero le scuole e dove sopra ogni casamento si sviluppa un locale malfamato, costituisce il più recente compendio di un secolo di raccolta di notizie. La sociologia, scienza che studia la vita dell’uomo nella società, è la sistematizzazione di fatti la cui ricerca rappresenta l’attività quotidiana del giornalista.

La difficoltà principale nell’insegnamento di questa disciplina è la sua smisurata estensione, che la rende paragonabile a un fiume in piena, impossibile da incanalare. Ciò nonostante un professore che sappia cosa tralasciare può delineare un corso, sia teorico sia pratico, che costituirà un’utilissima introduzione al lavoro di giornalista.

Tutti sostengono che una scuola di giornalismo dovrebbe insegnare economia. Ma come?

Mi si permetta di affermare con forza che questa materia non dovrebbe limitarsi esclusivamente alla vecchia, arida e astratta economia politica, bensì affrontare il nuovo gioco dei poteri industriali e commerciali che stanno cambiando il volto della società moderna.

I rapporti tra capitale e lavoro, per esempio. Potrà un giornalista essere mai sufficientemente informato al riguardo? Vi sono aspetti che i vecchi economisti, con i loro «scambi di mercato» e le loro «naturali leggi del salario», non immaginavano neppure.

Molti sono i pericoli in serbo per la Repubblica. I demagoghi sono nel Paese, e cercano di spaccare in due la società. Vi è un nuovo, insopprimibile conflitto che sarebbe folle ignorare. La stupefacente crescita del potere delle grandi imprese; l’enorme aumento dei patrimoni individuali, che si coalizzano per controllare i sistemi ferroviari e le industrie, incuranti delle leggi e dannosi per il regime di concorrenza; le crescenti sperequazioni in termini di stili di vita, ceto e opportunità; la sottrazione dei diritti a milioni di cittadini uguali di fronte alla Costituzione; l’analfabetismo diffuso e l’inidoneità politica negli Stati del Sud; l’intensificato antagonismo tra forza lavoro e capitale, tra dipendenti e datori di lavoro, l’aumento della corruzione nelle città… tutti problemi che metteranno a dura prova la saggezza dei nostri governanti e l’imperturbata fiducia in sé del nostro popolo.

Fiducia che sarebbe ammirevole se non fosse cieca! Quali ragioni abbiamo mai per credere che il nostro governo possa essere esente dalle trasformazioni della storia? Forse che la nostra Repubblica non è anch’essa soggetta a moti popolari, rinchiusa com’è in una teca



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