Kiev by Nello Scavo

Kiev by Nello Scavo

autore:Nello Scavo [Scavo, Nello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2022-03-31T22:00:00+00:00


Dove le macerie diventano trincea, al di qua del fiume Dnepr, quando il caseggiato rimasto uguale all’epoca sovietica annuncia l’ingresso nella città dei monasteri e dei santuari ortodossi, c’è chi le armi non le imbraccerà.

«Lo so che la nostra è legittima difesa, e che se anche dovessi uccidere il nemico per difendere la mia famiglia, mi verrà perdonato. Ma io non prenderò il fucile.» L’ostinata non violenza di Yuri, tra le rovine della cintura esterna di una Kiev a cui l’armata russa ha mostrato cosa sarebbe capace di fare se entrasse tra le vie acciottolate del centro storico, non ha niente a che vedere con il pacifismo a oltranza. «Non ho nulla contro i pacifisti», dice mentre si prepara a un’altra notte nello scantinato che tutti chiamano bunker, più per rassicurare che per reale capacità di resistenza delle strutture portanti. «Solo che io non voglio sparare a nessuno, non voglio uccidere, ma non voglio neanche morire», aggiunge. Potrebbe però arrivare un momento in cui dovrà scegliere, gli facciamo notare: o la tua vita o quella di chi ti sta di fronte. «Può darsi che gli tirerò un sasso, oppure avrò così tanta paura da restare paralizzato aspettando che mi ammazzi», risponde. «Intanto», aggiunge, «cerco di dare una mano ai ragazzi che vanno a lottare. Gli spiego che non sono obbligati a farlo, ma che se lo fanno devono farlo per amore della nostra libertà, non per odio.»

Il confine della paura è sottile e insidioso almeno quanto quello che separa un codardo da un cecchino. Difficile dire che entrambi siano nel giusto. Ma per le strade di Kiev, di Odessa, di Ulman e di ogni altra trincea osservata in queste settimane non abbiamo trovato disprezzo per chi la guerra non la vuol fare. Olga, per esempio, sa che il marito è esentato dal combattimento. Lo ha scelto lui. Niente piombo. Ma non è che così si senta tranquilla. Lui è un volontario del soccorso civile, di quelli che dopo l’onda d’urto arrivano con la station wagon comperata a rate e trasformata in auto di primo soccorso, per raccogliere chi ancora ha un cuore che batte, o per radunare i pezzi di chi è stato centrato dall’esplosione.

Ci sono padri che vivono nascosti nei casolari più remoti. Tra balle di fieno e bestiame abbandonato. Non accendono neanche il fuoco, per non dare nell’occhio. Hanno accompagnato la famiglia al confine. La loro guerra l’hanno già vinta mettendo in salvo moglie, figli e i vecchi genitori. Hanno anche provato a corrompere i gendarmi, ma non c’è stato niente da fare. Gli uomini vengono ricacciati indietro, verso le prime linee, ma non tutti hanno negli occhi il fuoco dell’eroe in armi.

A usare le categorie delle cronache di guerra, si direbbe che sono renitenti all’obbligo militare. «Io e Alessia non avevamo niente», racconta il ragazzo, sposo da tre settimane. «Ci siamo fidanzati e abbiamo trovato un lavoro, poi una casa e finalmente ci siamo sposati.» Ha provato ad attraversare insieme ad Alessia la frontiera verso Chişinău, in Moldavia.



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