Le rivoluzioni del libro by Elizabeth L. Eisenstein

Le rivoluzioni del libro by Elizabeth L. Eisenstein

autore:Elizabeth L. Eisenstein [Eisenstein, Elizabeth L.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Mulino
pubblicato: 2011-01-01T23:00:00+00:00


L’elogio del copista e la lode dell’apostolato per mezzo della penna costituisce un tema letterario tradizionale che si ritrova ad ogni epoca. Già Cassiodoro l’aveva sviluppato. Alcuino lo riprese in un poema che fu scritto sull’ingresso dello scriptorium di Fulda. Pietro il Venerabile lo aveva presente quando parlava del solitario che occupa in questo lavoro gli otia della vita claustrale: «… ma (cosa più utile) invece che all’aratro metti mano alla penna, invece di arare i campi, incidi la pergamena […]. Così potrai certamente divenire silenzioso predicatore della parola divina, e, pur tacendo la lingua, la tua voce risuonerà con parole sonanti alle orecchie di molti popoli. Chiuso nel nascondimento della tua cella, percorrerai con i tuoi codici, le terre e i mari»27.

Così gli scriptoria monastici fornirono il topos che i pubblicisti laici adattarono a fini nuovi. Una volta imbrigliato dalla stampa, «l’apostolato per mezzo della penna»

– come fu per lo stesso Erasmo – lasciò il monastero per il mondo. Nel diciannovesimo secolo, la «buona novella» sarebbe stata quasi sommersa dalla marea di notizie provenienti da altre zone. Tuttavia, anche allora i missionari cristiani continuarono a installare stamperie in remoti angoli del mondo per stampare vangeli e salteri*, come era stato fatto a Magonza quattro secoli prima.

* Teologo che discute e cerca di risolvere i casi di coscienza. ( N.d.R. )

* Ramo degli studi teologici che si occupa dell’arte e della teologia della predicazione. ( N.d.R. )

* In liturgia, viene chiamata salterio la divisione dei 150 Salmi, apportata dalla Chiesa, in uno schema settimanale o quadrimestrale per agevolarne la lettura completa. ( N.d.R. ) 115

La nozione di un «apostolato per mezzo della penna» segnala l’elevato valore attribuito alla parola scritta come mezzo per compiere la missione della chiesa sulla terra. Ciò contribuisce a spiegare l’entusiastico benvenuto dato alla stampa dalla chiesa cattolica del Quattrocento. Salutando la stampa come il più alto atto della grazia di Dio, Lutero sviluppava un tema che incontrava favore non solo tra altri monaci, ma anche tra prelati e papi. La stessa frase «arte divina» fu attribuita a un cardinale (Niccolò Cusano) da un ecclesiastico che fu in seguito fatto vescovo (Gianandrea de’ Bussi, vescovo di Aleria). Perfino gli editti censori emanati da arcivescovi e papi dal decennio 1480 fino al 1515 salutano l’invenzione in quanto ispirata da Dio e si dilungano sui suoi vantaggi, prima di rilevare la necessità di limitarne gli abusi. La chiesa non solo legittimò l’arte della stampa, ma fornì anche un mercato vasto e remunerativo per la neonata industria. Il prete povero aveva bisogno di libri ancora più urgentemente del laico ricco. Per cinquant’anni prima della rivolta protestante, religiosi di tutte le regioni accolsero con favore un’invenzione che serviva a entrambi.

L’entusiastica accoglienza che la chiesa accordò alla stampa ha molto di ironico.

Salutata da ogni parte come una «arte pacifica», l’invenzione di Gutenberg contribuì, probabilmente più di ogni altra cosiddetta arte della guerra, a distruggere la concordia cristiana e a scatenare la guerra religiosa. Buona parte della turbolenza religiosa della prima età



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