L'ombra by Edgar Allan Poe

L'ombra by Edgar Allan Poe

autore:Edgar Allan Poe [Poe, Edgar Allan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Aurora Boreale
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


2 ; e tracannavamo gagliardamente, sebben la porpora del vino ci dipingesse assai bene la porpora del sangue; poich’eravi in quella camera un ottavo personaggio, il giovane Zoilo. — Morto, lungo disteso e sepolto, egli era il genio e il demonio della scena. Ohimè! E’ non prendeva parte a quel nostro festeggiare tranne che con quella sua figura tutta convulsa per male: e i suoi lumi, nella cui pupilla la morte non aveva spento che a metà il fuoco della pestilenza, parea che pigliassero tanto interesse alla nostra gioia quanto son capaci di pigliarne i defunti alla gioia di coloro che stanno per morire. Ma sebbene io, io, Oinosse, vedessi e sentissi gli occhi del defunto fissi esclusivamente sopra di me, nondimanco meco medesimo me ’l dissimulava, sforzandomi di non comprendere l’amarezza della loro espressione; e intensamente ed insistentemente osservando nelle fantastiche profondità dello specchio di ebano, con voce alta e sonora cantava le canzoni del poeta di Teo. Se non che il mio canto andò poco a poco cessando, e gli echi ondulando lontan lontano tra i funebri drappi della sala, divennero deboli, sottili, indistinti e.... si estinsero....

Ed ecco che dal fondo di que’ neri damaschi dove perdevasi moriente l’ultimo suon della canzone, levossi un’Ombra; nereggiante, indefinita; un’ombra simile a quella che la luna, quando è bassa in cielo, disegna lungo lungo le nostre persone; la quale non era ombra di uomo, né ombra d’un Dio, né ombra di qualsiasi altro essere conosciuto. E tremolando lieve lieve per le crespe dei damaschi, poco dopo ci apparì visibile, ritta, a bel mezzo la superficie della porta di bronzo. Ma l’Ombra era vaga, senza forme, indefinita; e non era ombra di uomo e non era ombra d’un Dio; e non era ombra d’un Dio di Grecia, o d’un Dio di Caldea, né di alcun altro Iddio egiziano. E l’Ombra posava sulla grande porta di bronzo e sotto l’arcuata cornice, e non si muoveva e non proferiva parola; ma più e più si componeva disegnandosi, sino a che fissa ed immota si ste’. E la porta su cui l’Ombra si distendeva — se ben rammento — poggiava tutta ai piedi del giovane Zoilo, ivi sepolto.

Ma noi, i sette compagnoni, che avevamo visto l’Ombra librarsi dai neri damaschi, non osavamo, noi, ora, neanco guardarla in faccia: silenti e mogi e i capi bassi, continuavamo a riguardare le immagini nostre nelle luci intensamente fosche dello specchio d’ebano. Tuttavia, stanco in fine di questa soggezione codarda, io, io Oinosse, mi avventurai a proferire alcune parole a voce bassa, — e... e poi chiesi all’Ombra la sua dimora ed il suo nome.

E l’Ombra rispose:

— Io sono Ombra, e la mia stanza è a fianco delle catacombe di Tolemaide, e là, là vicino a quelle tristi plaghe d’Averno, che rinserrano l’impuro canale di Caronte! —

E allora noi tutti, noi tutti sette, ci rizzammo su da’ seggi e, tremanti, raccapricciati, vinti d’orrore, ci tenevamo per le mani; avvegnaché il suono della voce dell’Ombra non fosse quello d’un solo



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