Adam e Evelyn by Ingo Schulze

Adam e Evelyn by Ingo Schulze

autore:Ingo Schulze [Schulze, Ingo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


31.

UN VIAGGIO INSIEME

“Vado dietro,” disse Evelyn quando Adam le aprì la portiera del passeggero.

“Allora dovrebbe venire davanti Michael, qui c’è più posto per chi ha le gambe lunghe.”

Michael esitò e rivolse a Evelyn uno sguardo interrogativo.

“Passiamo a prendere qualcun altro, sali davanti,” disse Adam.

“Chi, Pepi?”

“No, Katja del campeggio.”

“E chi sarebbe ‘Katja del campeggio’?”

“Quella a cui ho dato un passaggio.”

“Siete in gita assieme?” chiese Michael sedendosi davanti. “Anche lei non ha un papier, e un papier ti serve di qua come di là.”

“Un che?”

“Un papier, un documento. Non ce l’ha più. Altrimenti i nostri fratelli e sorelle la scambiano per un’ungherese o addirittura una russa che semplicemente parla bene tedesco.”

Adam mise in moto la macchina e colpì tre volte il cruscotto. “Tieni duro, Henrietta, Budapest e ritorno.”

“Fa sempre così, non devi stupirti.”

Michael osservò Adam togliere il freno a mano, ingranare la marcia e partire.

“Adam è superstizioso. Più di ogni altra cosa vorrebbe un oroscopo al giorno.”

“Niente male il rombo della tua Henrietta. Quanti cilindri ha, quattro?”

“Tre, anno di costruzione ’61. Mio padre se ne è preso cura con estrema premura. La usavamo solo di domenica oppure ogni tanto per andare a teatro. Voleva preservarla, sempre soltanto preservarla.”

“Ecco da chi hai preso,” disse Evelyn.

“Posso capirlo. Un’auto d’epoca come questa oggi forse ha già più valore di allora.”

“Non è un’auto d’epoca, ci viaggio normalmente, lo vedi bene!”

“Dopo quasi trent’anni il titolo se l’è meritato.”

“Va alla perfezione.”

“Be’,” disse Evelyn, “speriamo.”

“Fidati di me.” I loro sguardi si incrociarono per un attimo nello specchietto retrovisore. “Lei finora non mi ha mai lasciato a piedi.”

Evelyn storse la bocca in un’espressione di scherno e appoggiò la testa al finestrino.

Katja stava già aspettando sul bordo della strada.

“Oddio, vuole traslocare?” chiese Michael.

“Ha il mio cappello!”

Katja picchiettò il fanale anteriore destro in segno di saluto prima di sollevare i sacchetti di plastica, il sacco a pelo di Adam, il materassino gonfiabile e la tenda. Adam aprì il bagagliaio e vi sistemò tutto ciò che lei gli passò.

“È un armadio,” sussurrò Michael.

“Però ha un bel personale,” disse Evelyn e sorrise quando si aprì la portiera e Katja le si sedette accanto.

“Ciao, io sono Katja.” Porse la mano a Evelyn e la allungò brevemente anche verso Michael. “Grazie del passaggio.”

“Siamo tutti nelle mani di Adam, che ci piaccia o no. È vero, Adam, ora siamo a tuo carico.”

“Che mi piaccia o no.”

“Dai, che ti piace.”

“La parola piacere mi fa pensare a ben altro che scorrazzarvi qua e là con un tempo del genere.”

“È il tuo destino, quello di fare sempre la parte del cavaliere,” disse Katja, “del resto non ce n’è di migliori.”

“Puoi accendere la radio, Radio Danubio?” chiese Evelyn. “O è ancora rotta?”

“Piuttosto cantate qualcosa,” disse Adam regolando lo specchietto retrovisore. Katja sorrise.

“Vuoi rimanere a Budapest?” chiese Evelyn.

“Pensavo soltanto, se quelli oggi non ci riescono... Da qualche parte bisogna pur dormire.”

“Da noi se la sbrigano in fretta,” disse Michael.

“Hai delle foto tessera?”

“Non ho più niente, quattrocento fiorini scarsi.”

“Non è mica male, bastano per due, tre giorni.”

“Non ho più neanche l’orologio.”

“Rubato anche quello?”

“Ho dovuto lasciarlo all’hotel, come cauzione per le telefonate.



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