Dallo squartamento alla ghigliottina by Henri-Clément Sanson

Dallo squartamento alla ghigliottina by Henri-Clément Sanson

autore:Henri-Clément Sanson [Sanson, Henri-Clément]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica umanistica
ISBN: 9788899158835
editore: Soldiershop
pubblicato: 2015-10-28T23:00:00+00:00


PRIME ESECUZIONI

Dal 25 gennaio al 6 aprile, la ghigliottina stette eretta in permanenza, ma una sola testa cadde sotto la sua lama: quella di un disertore passato al nemico, certo Bukals, fatto prigioniero pochi giorni dopo la sua fuga. Ma la fede nell’estremo supplizio era così penetrata in tutti gli spiriti che lo spaventoso vocabolario della morte era sempre sopra ogni bocca e sorgeva sotto tutte le forme della minaccia.

« Immoliamo gli scellerati – diceva la moltitudine con Marat – e avremo la calma, la pace, la felicità nella repubblica trionfante.»

La carestia era sempre la piaga viva del momento; non c’era cittadino che non ne soffrisse; il popolo giungeva a credere che l’annientamento dei nemici dell’eguaglianza fosse il solo specifico che gli potesse procurare il pane a buon mercato.

Quegli a cui era riservato l’onore di aprir la strada a tanti martiri era un gentiluomo del Poitou, un emigrato di nome Guyot-Desmaulans. Era un uomo di quaranta anni, dal tipo militare, dal viso maschio e risoluto. Quando la carretta si fu fermata davanti al patibolo, egli lo considerò un momento con un’attenzione singolare, e in quel momento una viva commozione succedeva alla calma della sua fisionomia. Charles Henry Sanson si trovava accanto al condannato. Guyot-Desmaulans gli chiese:

– È lo stesso che si è adoperato per il re?

Charles Henry gli rispose che solo la lama era stata cambiata; allora Desmaulans salì rapidamente i gradini che conducevano alla piattaforma, s’inginocchio, e baciò religiosamente il punto che Luigi XVI aveva bagnato del suo sangue. Mentre egli stava per alzarsi, gli aiutanti s’impadronirono di lui e lo distesero sull’asse mobile.

Il 10 aprile, il Tribunale mandava alla morte un secondo condannato. Era un povero diavolo, ex granatiere, di nome Nicolas Luther, un povero alienato per eccessi nel bere, dicevano gli uni, per esaltazione di sentimenti monarchici, dicevano gli altri. La sentenza lo condannava a morte per aver detto che egli aveva un’anima, che quest’anima apparteneva al suo re, il quale l’avrebbe pagata; che questo re era morto, ma esisteva ancora e sarebbe ricomparso ben presto.

Il luogotenente generale Philibert François Rouxel, marchese di Blanchelarde, fu giudicato il 15. Governatore delle Isole Sottovento, aveva speso grandi energie nella repressione dei torbidi che seguirono all’emancipazione degli uomini di colore; gli si rimproverava anche di aver favorito il partito controrivoluzionario autorizzandolo a portare la coccarda bianca. Fu condannato a morte. Egli andò al supplizio col sorriso sulle labbra; il suo stoicismo irritò la folla, che lo coperse d’ingiurie e scoppiò in applausi al cader della lama.

Da allora, benché il Tribunale fosse ben lungi dall’essere così spietato come si dimostrò poi, la ghigliottina non ebbe più riposo. Tuttavia, si lamentava generalmente la oscurità dei condannati. Non erano i grandi colpevoli, contro i quali sembrava che il Tribunale fosse stato istituito. Il 20 la ghigliottina si rialzò un poco nella pubblica stima: essa riunì nella morte due gentiluomini e un prete. Poi si tornò agli umili.

Il 27 fu giustiziato un tale Margot, cocchiere di vettura cittadina, di appena 21 anni, raccolto dalle guardie in stato di ubriachezza.



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