La finestra verde by Vari (Gianni Pilo)

La finestra verde by Vari (Gianni Pilo)

autore:Vari (Gianni Pilo) [Vari (Gianni Pilo)]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: racconti, copertina
pubblicato: 1987-12-31T23:00:00+00:00


Il mio pronto soccorso era durato più di mezz'ora. Si sentivano ancora le voci del gruppo, quando Wharton tornò. L'uomo era fuori di se per l'eccitazione febbrile, borbottava e ridacchiava. Nella mano destra aveva la canna di bambù e, appoggiata su un fianco, la cesta rotonda dalla stretta imboccatura. La cesta sembrava pesante.

Entrato nella stanza, posò a terra la cesta e, ignorandomi, tirò dall'angolo uno scatolo quadrato, ciascun lato del quale misurava un metro. Lo scatolo era chiuso da un coperchio a cerniera fermato da un forte gancio. Una faccia del cubo era chiusa da una rete metallica fitta e sottile. Wharton trascinò lo scatolo al centro della stanza accanto alla cesta, aprì il gancio, sollevò di un quarto il coperchio e lo mantenne con il piede. Si chinò, prese la cesta, la alzò sull'apertura dello scatolo, e la rovesciò. Con la mano-coltello raggiunse il coperchio della cesta e lo aprì. Qualcosa di molle e pesante cadde nello scatolo. Il coperchio sbatté giù ed il gancio scattò. Wharton balzò indietro, s'inginocchiò e cominciò a ridere sfrenatamente davanti alla rete.

«Mr. Garr,» gridò, «lei mi ha portato fortuna! E che fortuna! Venga, Mr. Garr, venga a vedere! Venga a vedere il mio ultimo bambino, il più bello ed il più grande che ho! Il bambino dei miei sogni!»

Sapevo cosa avrei visto, ma mi feci avanti lo stesso. Era un cobra, naturalmente, ma che cobra. Era veramente un cobra reale! Avvolto com'era nello scatolo, l'enorme testa eretta che toccava il coperchio, non riuscii a vedere quanto misurava esattamente ma, a giudicare dalla grossezza del suo corpo, spesso quanto un polpaccio di un uomo, non era lungo meno di tre metri e mezzo. Il serpente e l'uomo rannicchiato davanti ad esso erano uno spettacolo disgustoso. Una rapida occhiata mi soddisfò completamente.

«È proprio un bambino,» dissi, e mi voltai dall'altra parte. «Spero però che non lo lascerà dentro casa di notte.»

Wharton sembrò meravigliarsi. «Non lasciarlo in casa?», fece stridulo, lanciandomi un'occhiataccia. «Mettere fuori questa bellezza e rischiare di perderla dopo tutti questi anni? Dev'essere pazzo!»

«Forse,» ribattei, sforzandomi di ridacchiare, «ma è il suo bambino, e non il mio; i miei sentimenti nei suoi confronti non sono, perciò, esattamente paterni. E poi, visto che lei ha intenzione di educare e punire la sua prole, lo metta fuori sino al mattino e mi faccia dormire un po', che ne dice?»

I piccoli occhi neri dell'uomo-ragno penetrarono freddi nei miei e le sue labbra si piegarono in un sorriso. «Dormire!», ripeté. «Così lei vuole dormire, Mr. Garr. Bene, i desideri di un ospite sono ordini. Non sarà più disturbato... stanotte.» E appena mi avviai alla porta della mia camera: «Non stanotte, Mr. Garr,» mormorò.

Quelle parole allusive risuonarono vere, perché entrai nella mia stanza, mi tolsi calzoni e pantofole, m'infilai a letto e dormii sette ore di fila.



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