Gli inquilini del piano di sopra by AA.VV

Gli inquilini del piano di sopra by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Horror/Gotico
ISBN: 9791280097033
editore: Nova Delphi
pubblicato: 2020-04-26T22:00:00+00:00


Il celebrato scrittore di fantascienza, cui si devono rappresentazioni del futuro e scenari in cui il sapere scientifico sembra schiudere più interrogativi che certezze, Herbert George Wells (1866-1946) si cimentò anche con il racconto di fantasmi, che trattò in modo piuttosto originale con Il fantasma inesperto (The Inexperienced Ghost, 1902), in cui un vivente aiuta uno spettro inetto a scomparire assistendolo mentre compie una serie di misteriosi movimenti rituali.

Il suo La sala rossa è l’unico fra i racconti qui contenuti a essere ambientato in un castello, in un’enorme camera del quale, in un imprecisato passato, uno scherzo ordito da un nobile alla povera moglie si era concluso tragicamente. Il colore dominante (all’inizio) di questo salone è destinato a scurirsi sempre di più, trasformando tutto l’interno in un luogo di morte (e chissà che Stephen King non si sia ricordato della Red Room di Wells per il suo redrum come capovolgimento di murder nel romanzo Shining, 1977). Oltre a quel suo giocare con la paura primordiale per eccellenza, quella del buio, in tal modo creando un graduale quanto inarrestabile effetto claustrofobico (notevole l’immagine della completa oscurità che avviluppa e si chiude come un occhio sul protagonista), il racconto riprende ed estremizza, se vogliamo, quella dialettica fra alto e basso che si osserva anche in altri racconti sulle haunted houses. Ai piani inferiori, che costituiscono una sorta di safe zone, fa da contraltare quello superiore: quello infestato. Ma a ben vedere qui non c’è una divisione netta fra il ‘sotto’ e il ‘sopra’, fra il dialogo con cui il racconto ha inizio e la salita che il protagonista compie verso il male o la follia. L’infestazione, vero e proprio morbo che attanaglia il castello e manifesta i suoi sintomi inconfondibili quando cala la notte, allunga le sue propaggini anche sui tre inquietanti vecchi su cui il racconto si apre, che si trovano al pianterreno e non hanno mai avuto il coraggio di entrare nella sala rossa. E c’è forse nella loro descrizione una delle rappresentazioni più sgradevoli della senescenza, da farla sembrare una forma di infestazione essa stessa. Al pari di un morbo, essa toglie progressivamente le qualità umane dagli individui, condannandoli a frasi, posture e movenze deformate e grottesche (come suggerito dall’immagine dell’ombra enorme sul muro che sembra scimmiottare il vecchio che si versa da bere). Non c’è nulla di comico qui: solo gli effetti di una manifestazione psichica che, esplosa al piano di sopra, sembra farsi sentire anche di sotto, nella condizione dei vecchi. E a nulla vale il ricorso alla letteratura: non al ‘luminoso buonsenso’ di Macaulay, come in Bulwer-Lytton, ma alla elaborazione di rime sul modello delle Ingoldsby Legends, a opera di quel Thomas Ingoldsby che era pseudonimo del sacerdote Richard Barham. Le tenebre non si arrestano neppure di fronte al genio artistico.

Scritto nel 1894, The Red Room apparve in “The Idler”, marzo 1896. Fra le edizioni recenti, si veda quella in The Complete Short Stories of H. G. Wells, St. Martin Press, New York 1987, pp. 447-456.



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