Il canto della foresta by Lesja Ukrajinka

Il canto della foresta by Lesja Ukrajinka

autore:Lesja Ukrajinka [Ukrajinka, Lesja]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-03-20T12:00:00+00:00


Atto III

Una notte d’autunno, nuvolosa e ventosa. L’ultimo riflesso della luna si spegne nel caos dei rami ormai spogli. I gufi bubolano, le civette ridacchiano e i barbagianni gracchiano. All’improvviso tutto è coperto dal lungo, triste ululare di un lupo, che diventa sempre più forte, per poi interrompersi tutto d’un tratto. Cala il silenzio.

Arriva l’alba malaticcia del tardo autunno. Il bosco senza foglie respira a malapena con le sue setole nere sullo sfondo del cielo color cenere. Lungo la radura avanza arruffata la nebbia. Le pareti della casa di Lukaš risplendono di bianco; una sagoma nera si è appoggiata esausta allo stipite. In quella sagoma a stento si può riconoscere Mavka, vestita di nero con una corona bianca opaca; sul petto ha un piccolo grappolo rosso di viburno.

Quando l’aria si schiarisce sulla radura si vede un grosso ceppo della quercia secolare che è stata abbattuta. Accanto c’è una tomba fresca ancora non coperta dall’erba.

Dalla foresta esce Signor Bosco in uno smanicato grigio e un cappello di pelle di lupo.

SIGNOR BOSCO (guarda la sagoma appoggiata alla casa)

Sei tu, figliola?

MAVKA (si gira verso di lui)

Sono io.

SIGNOR BOSCO

Coluichestanellapietra

ti ha lasciata andare?

MAVKA

Mi hai liberata tu con un misfatto.

SIGNOR BOSCO

Tu chiami la vendetta un misfatto,

quella vendetta giusta da me inflitta

al tuo amante traditore?

Perché non era giusto fargli provare

lo strazio di un’immensa solitudine

nella veste di un lupo che erra nel bosco?

E adesso che faccia il lupo mannaro!

Che beli, che ululi, che pianga,

che brami il sangue umano — senza

domare il suo perfido tormento!

MAVKA

Non esultare,

l’ho salvato io, trovando nel mio

cuore la parola magica

per trasformare le bestie in umani.

SIGNOR BOSCO (sbatte un piede dalla rabbia e rompe il bastone)

Non sei una figlia della foresta!

Il tuo animo libero non è,

è più schiavo di un contadino!

MAVKA

Se tu sapessi solo,

sapessi solo, quanto è stato duro…

Dormire come un sasso nella grotta,

profonda, nera, umida e gelata

e sentire una voce storpiata,

oltre le rocce irraggiungibili, l’ululare

lungo, selvaggio che si diffonde triste

per le acque torbide e morte, a svegliare

l’eco da tempo spento tra quelle rocce…

Mi svegliai, col fuoco sotterraneo

la mia pena irruente sfondò la cripta

e io sbucai di nuovo a questo mondo. E la parola

mi risvegliò le labbra ammutolite,

compì un miracolo… E riuscii a capire

che l’oblio non era il mio destino.

SIGNOR BOSCO

Dov’è adesso lui? Perché non è con te?

Il suo essere ingrato è tanto immortale

com’è l’amore tuo?

MAVKA

Nonno caro!

Se solo tu l’avessi visto!… Nella parvenza umana

cadere ai miei piedi come un frassino tagliato…

Alzò da terra il suo sguardo cupo

ricolmo di dolore, mestizia

e sincero pentimento, senza speranza…

Guardare così può soltanto un umano!…

Non ero ancora ritornata in me, e lui

balzò in piedi e fuggì via,

con la faccia nascosta tra le mani tremanti,

scappò, senza dire una parola sola,

nel fosso di spine ricoperto, lontano dai miei occhi.

SIGNOR BOSCO

E adesso, cosa pensi di fare?

MAVKA

Non saprei… Vago come uno spettro

attorno a questa casa, non ho le forze

di lasciarla… Col cuore sento

che è qui che tornerà…

(Signor Bosco scuote la testa malinconico. Mavka appoggia di nuovo la testa al muro.)

SIGNOR BOSCO

Povera bambina,

perché te ne sei andata nelle terre cupe?

Non c’è riposo nel boschetto caro?

Il tuo salice



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