Sepúlveda Luis - 2019 - Il grande libro delle favole by Sepúlveda Luis

Sepúlveda Luis - 2019 - Il grande libro delle favole by Sepúlveda Luis

autore:Sepúlveda Luis [Sepúlveda Luis]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788823526013
Google: qU2zDwAAQBAJ
editore: Guanda
pubblicato: 2019-10-15T22:00:00+00:00


Capitolo quarto

Senza mai smettere di mangiare, le altre lumache videro allontanarsi la lumaca che voleva conoscere i motivi della lentezza e anche avere un nome, lentamente, molto lentamente, fino a sparire dietro le erbe più alte del prato.

Quando il tramonto cedette il passo all’oscurità e i fili d’erba e le piante umide di rugiada cominciarono a riflettere il bagliore delle stelle, la lumaca decise di cercare un posto sicuro per passare la notte, una superficie liscia a cui attaccarsi per poi chiudersi subito dentro il guscio. Lentamente, molto lentamente, avanzò di lato, ma trovò soltanto erba e cambiò direzione, finché i suoi minuscoli occhi scorsero una pietra non molto alta, che le parve un magnifico rifugio. Lentamente, molto lentamente, si arrampicò e quando arrivò in cima scelse il punto più liscio. Allora adattò il corpo in modo da chiudere l’ingresso del guscio e si contrasse. Controllò un paio di volte di aver aderito bene alla pietra e si preparò a dormire.

Dentro il guscio il buio era totale. Il collo, la testa, i cornini e gli occhi formavano una massa compatta che si adattava perfettamente alla forma della cavità, ma la lumaca aveva troppi pensieri per poter conciliare il sonno.

Forse aveva commesso un errore abbandonando il gruppo e la sicurezza della pianta di calicanto, pensava, ma allo stesso tempo qualcosa, una voce sconosciuta, le ripeteva che la lentezza doveva avere un motivo e che possedere un nome suo, soltanto suo, un nome che la rendesse unica e inconfondibile, doveva essere una cosa meravigliosa.

Stava pensando a questo quando sentì che la pietra si muoveva, in modo quasi impercettibile, ma si muoveva. Da altre lumache più vecchie aveva sentito raccontare storie terribili di un animale chiamato riccio, che era tutto coperto di aculei e quando andava in cerca di cibo era capace di rovesciare pietre molto pesanti.

La pietra si mosse di nuovo e una voce che suonava stanca, molto stanca, disse: «Chi è che mi è salito sopra?»

Sempre dalle lumache più vecchie aveva sentito dire che il vento passando fra i giunchi ha il suono di una voce spaventosa, ma la voce che veniva da sotto non la spaventava.

«Sei una pietra che parla?» sussurrò.

«Una pietra che parla? Se mi vedi così non importa, non è offensivo, ma tu chi sei?»

«Sono una lumaca e mi sono attaccata a te per passare la notte. Posso?»

«Una lumaca... Sì, puoi restare, lumaca, tu e io ci assomigliamo.»

Dopo aver detto questo, la pietra si mosse sistemandosi meglio nell’erba e la lumaca si domandò che cosa avesse voluto dire con quel discorso di assomigliarsi.

«Perché parli così lentamente? Sei anche tu, come me, un essere lento?»

«Parlo così lentamente perché ho tempo, taaanto tempo. Sogni d’oro, lumaca.»

La lumaca fece varie altre domande che non ricevettero risposta e alla fine si addormentò fiduciosa. Attraverso la superficie liscia a cui era attaccata percepiva il suono lieve di una respirazione tranquilla, la soddisfazione di un essere che dormiva protetto dalle stelle.

Si svegliò con la sensazione che la pietra o l’essere lento si stesse muovendo.



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