Pomona Queen by Kem Nunn

Pomona Queen by Kem Nunn

autore:Kem Nunn [Nunn, Kem]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2003-12-31T16:00:00+00:00


VII

Anche uno scavo molto rapido, in qualsiasi punto della valle, permetterebbe di riportare in superficie vecchi steccati o frammenti di muro recanti la scritta "Vendiamo la terra". Si troverebbe lo stesso annuncio su qualche pietra, se si cercasse in montagna. Nessuno che abbia vissuto nei tardi anni Ottanta entro un raggio di sessanta chilometri da Pomona… dimenticherà mai R.S. Basett, uomo infaticabile, in preda a una costante, febbrile euforia. Arrivava in città e cominciava a vendere pianoforti e altri strumenti musicali, macchine da cucire e qualsiasi altra cosa, ma soprattutto proprietà immobiliari.

F.P. Brackett

Dan Brown imboccò l'uscita di White Avenue. Erano diretti a sud quando Ardath cominciò a sbattere la testa contro la fiancata del furgoncino. Dan Brown lo ignorò per quasi un chilometro prima di regolare lo specchietto retrovisore su di lui ed esclamare: — Che cazzo… — Ardath replicò sbattendo un'altra volta la testa contro la parete di metallo. Dean lo guardò per la prima volta da quando gli aveva scavalcato le gambe. Si stringeva un braccio al petto, facendo ritmicamente rimbalzare la nuca sulla fiancata. — Cazzo, il mio braccio, — disse infine. — Buddy mi ha colpito scivolando fuori. Credo che sia rotto, il bastardo.

Dan Brown svoltò nel piazzale di una stazione di servizio Union 76. Parcheggiò nelle vicinanze dei bagni e scese. Raggiunse il retro del furgoncino e aprì il portello. Ardath scese lentamente, continuando a stringersi il braccio al petto.

— Gesù Cristo, — disse Dan Brown. La sua voce risuonò piatta e lontana nel piazzale deserto. Dean fissava la parete di metallo davanti a sé. Udì Ardath gridare e voltandosi vide che Dan Brown gli stava esaminando il braccio. — Chuck, — disse Dan. — Vieni a vedere che roba.

Il barbuto brontolò e scosse il capo. Scese dal furgoncino e raggiunse il retro. Dan Brown stava ridendo. — Crede che sia rotto, — Dean lo sentì dire. — Cazzo, ha l'osso che gli sbuca fuori dalla pelle. — Dean fece per guardare anche lui, ma subito dopo ci ripensò. Gli venne in mente qualcos'altro. Per la seconda volta nel giro di un'ora era solo a bordo del furgone. Stavolta il motore era ancora acceso. Spostò lo sguardo verso il cruscotto, e gli occhi rosso rubino della manopola a forma di teschio gli ammiccarono alla pallida luce al neon della stazione di servizio. Le chiavi di Dan Brown penzolavano dal blocchetto di accensione. La testa di Dean pulsava al ritmo del motore al minimo. Guardò il piazzale attraverso lo sportello spalancato. Ardath aveva cominciato a muoversi reggendosi il braccio. Si stava allontanando dal furgoncino, diretto verso una solitaria cabina telefonica. Gli altri due lo imitavano, rivolgendo la schiena al furgoncino. Era un maledetto invito, ecco che cos'era, e Earl Dean sapeva riconoscere un invito. Molti sono i chiamati, e pochi gli eletti. Scivolò fra i sedili ribaltabili e si sedette al volante. Inserì la marcia. E rilasciò la frizione.

Li osservava nello specchietto retrovisore. Non gli rivolsero nemmeno un'occhiata, finché non frenò all'altezza del vialetto, per far chiudere il portello posteriore così come aveva fatto Dan Brown in autostrada.



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