rififi by auguste le breton

rififi by auguste le breton

autore:auguste le breton [breton, auguste le]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: noir
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


11.

A Victoria Station, Jo lo Svedese aspirò l'aria di Londra. 'Sto vecchio paese! Non era la prima volta che ci capitava. Gli autobus rossi con l'imperiale, la nebbia che formava un alone intorno ai fanali accesi, i piedipiatti, grandi, pieni di dignità, con i caschi a forma di uovo di pasqua, tutto gli faceva ripensare ai tempi passati, quando prima della guerra, lui e Tony si battevano a Soho contro i polacchi e i fratelli maltesi per la supremazia dei duri francesi.

Era stato in quel periodo che gli avevano appioppato il soprannome "lo Svedese". Lui era nato nel quartiere di Mouffetard ma, quando si batteva, cavava sempre di tasca un serramanico importato dalla Svezia: una lama affilatissima che sprizza improvvisamente fuori dall'impugnatura, pericolosa, mortale. Come la lingua di un aspide. E sapeva servirsene Jo, di quell'arnese. Non era l'unico. Nei bassifondi londinesi, le controversie si appianavano a colpi di rasoio o di coltello, di rado con la pistola. Farlo, sarebbe stato sciocco. Era troppo pericoloso vuotare il caricatore nel ventre di un concorrente. La cravatta di canapa, c'era da rischiare. In compenso, i piedipiatti non sparavano sui teppisti per un nonnulla, come negli Stati Uniti. Non erano mai armati. Un tesoro di paese, per un tipo in gamba. E se qualcuno, per disgrazia, veniva beccato, toccava alla polizia dimostrare che era colpevole, mentre in Francia bisogna dimostrare di essere innocenti. E non è una cosa facile.

Lo Svedese diede gentilmente un indirizzo all'autista e salì sul taxi. Il solo fatto di trovarsi in quella bagnarola, tanto alta e stretta, lo divertiva. Benedetti rosbif! Ci si poteva stare persino in piedi in quelle carriole fabbricate espressamente per i tizi che portavano i cilindri giganteschi, ai tempi in cui erano di moda. In quel paese d'altronde, ricchi e poveri, terminata la loro fatica quotidiana, non pensavano che a mettersi in ghingheri per andare allo spettacolo. Strani tipi…

Davanti all'Hotel Piccadilly, il taxi si fermò accanto al marciapiede. Jo scese, pagò e, reggendo la valigia, tirò la corda di un campanello. La porta si aprì. Lo Svedese avanzò lungo un vecchio corridoio e s'inerpicò per una scala dai gradini consunti. Conosceva Lione e gli pareva che le due città si rassomigliassero. Non aveva poi torto. C'era tutto: le vecchie stamberghe, la nebbia, i piccioni di Trafalgar Square… e persino lo stesso tratto d'ipocrisia negli abitanti. Al primo piano, davanti a una porta, lo aspettava una donna: una crocchia grigia annodata sul cocuzzolo, un paio d'occhiali a cavallo di un naso a punta, un viso pallido, severo, un'aria da istitutrice. Era Peggy, la domestica di Fifi la Francese. Peggy sorrise e si tirò da parte per farlo entrare.

Il glu glu d'una vasca da bagno che si svuotava giunse all'orecchio dello Svedese. Dalla stanza attigua s'udì una voce:

"Scusami, Jo. Ne ho per un minuto. Accomodati in salotto e prenditi un sorso di whisky".

Lo Svedese gettò il trench e il cappello sopra la spalliera di un divano e si sprofondò in una poltrona soffice. Sorrise a Peggy che gli stava stappando una bottiglia di Black & White.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.