Silver by JORDAN Penny

Silver by JORDAN Penny

autore:JORDAN Penny
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Harlequin Mondadori S.p.A
pubblicato: 1991-08-21T22:00:00+00:00


CAPITOLO 15

Fu zia Mary a svegliare Jake la mattina seguente, parlandogli all'orecchio con voce stridula e scuotendolo atterrita. Jake emerse a fatica dal sonno, con la mente annebbiata. Immagini frammentarie di quella incredibile notte si confondevano nel ricordo…

Scosse la testa, mormorando con voce impastata: «Che cosa c'è? Che cosa è successo?». E solo in quel momento gli ritornò alla mente la scena della stalla.

«Justin e papà… vieni, presto… oh, mio Dio, come faremo?»

Non aveva mai visto zia Mary così sconvolta.

«Dove sono?» le chiese mettendo i piedi giù dal letto e infilandosi in fretta un paio di scarpe da tennis.

«Nella sala delle armi… oh Dio, che cosa succederà, che dirà la gente?»

Jake era già a metà della stretta rampa di scale che portava al terzo piano, ma esitò mentre un gelido orrore gli correva lungo la schiena. Lo stomaco gli si contrasse in un moto d'angoscia. Senza una parola, cominciò a correre e si fermò soltanto allorché ebbe raggiunto la stanza alle spalle della biblioteca, dove il nonno teneva le sue armi.

Aveva già una vaga idea di quello che lo aspettava, ma l'impatto con i due corpi stesi a terra fu sconvolgente. I colpi di revolver a distanza ravvicinata avevano reso i loro volti una massa indistinguibile di carne e sangue, che Jake si ritrovò a fissare inorridito, incapace di distogliere lo sguardo. Cominciò a tremare e la fronte gli si coprì di sudore. Justin aveva ancora in mano la pistola, le dita contratte intorno all'impugnatura, nella rigidità della morte.

«Oh Dio…» Le lacrime gli salirono agli occhi, mentre scappava via, e così andò a urtare contro zia Mary, ferma sulla porta.

«Ieri sera li ho sentiti litigare» gli disse. Era più calma, ora che lo aveva avvertito della disgrazia. «Papà ha alzato la voce contro Justin…» Represse un brivido. «È stato dopo cena, quando stavo andando a letto… ho preso una pastiglia di sonnifero… non ti ho neanche sentito arrivare.»

Un'altra complicazione. Come avrebbe potuto giustificare la sua assenza di quella notte senza coinvolgere Saffron?

Jake non aveva ancora diciott'anni, ma d’improvviso se ne sentì addosso settanta. Guardò la zia e capì che lei non poteva essergli di alcun aiuto. Sembrava sul punto di crollare.

«Che cosa facciamo?» piagnucolò, torcendosi le mani.

Non avevano altra scelta.

«È meglio chiamare la polizia» decise Jake, sfinito.

Zia Mary cercò invano di fermarlo, di trovare un'altra soluzione, ma Jake fu irremovibile. Era abbastanza maturo per capire che una disgrazia di quella entità non si poteva tenere nascosta.

Dopo aver telefonato alla polizia, Jake chiamò il vicario della contea, che rimase al suo fianco durante il difficile momento dell'interrogatorio.

Mentre in salotto zia Mary si abbandonava a una crisi isterica confortata da un'ausiliaria, Jake era nello studio del nonno, a esporre con la maggior precisione possibile gli eventi del giorno prima.

Ebbe un trasalimento, quando l'ispettore ricapitolò: «Mi sta dicendo che suo fratello ha portato a casa un amante maschio e che suo nonno li ha sorpresi insieme…».

Jake rispose con un cenno del capo, le labbra contratte nello sforzo di non piangere e in quel momento l'ispettore provò una gran pena per lui, come confidò più tardi alla moglie.



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