THE SCREEN. Impresso nei miei occhi by Alessandro Pasquinucci

THE SCREEN. Impresso nei miei occhi by Alessandro Pasquinucci

autore:Alessandro Pasquinucci [Pasquinucci, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Pelledoca editore
pubblicato: 2024-06-25T22:00:00+00:00


Capitolo 21

Del mondo fantastico che un tempo popolava quel luogo erano rimasti solo pochi elementi, ridotti a inquietanti spauracchi di un passato lontano. Come la vera Atlantide, scomparsa per sempre sul fondo del mare, il parco si era ridotto negli anni a una caricatura di se stesso, un luogo cupo che emanava tristezza e squallore. Esattamente l’opposto dello scopo per cui era stato creato.

Mi sono guardata attorno, riconoscendo a fatica alcuni dettagli ricostruiti dalle foto che Giacomo mi aveva passato sul cellulare. Là dove ieri c’erano sorrisi, colori, famiglie e scenografie spettacolari, adesso rimanevano solo i segni di una desolante devastazione. Come se fosse passato un tornado a spazzare via ogni briciolo di felicità.

La grande piscina principale era diventata un ammasso informe di detriti e pozzanghere di acqua stagnante, mentre della statua di Nettuno al centro era rimasto solo un corpo senza testa né braccia, tatuato da graffiti sovrapposti tra loro.

«Passiamo di qua» ha suggerito Giacomo, indicando un percorso su cui erano ancora visibili – a fatica – le sagome a mosaico di pesci, alghe e coralli.

Tutto attorno regnava il degrado più totale, tra rifiuti, oggetti distrutti e resti di strutture ormai fatiscenti.

In lontananza, la sagoma del Tridente si stagliava sul cielo azzurro di quella giornata d’estate.

Solo ora che era ben illuminata, potevo distinguere con precisione la superficie di cemento armato di cui si intravedeva, in molti punti, la struttura interna mangiata dal salmastro.

Dei tre scivoli ne era rimasto uno solo, mentre gli altri due erano ridotti a monconi, creando strutture che sbucavano nel vuoto, vere e proprie macchine di morte.

«Ricordi qualcosa?» mi ha chiesto Giacomo. La sua voce trasudava di speranza.

«Non sono sicura» ho risposto, cauta.

«Prova a concentrarti» mi ha suggerito. «Se quella è la torre che si intravedeva sullo sfondo, quale potrebbe essere la giusta prospettiva?»

Ho chiuso gli occhi, cercando di recuperare dalla mente più frammenti possibili. Il buio, poi la luce della luna a illuminare uno specchio d’acqua nella parte inferiore dello schermo, gli scalini, la porta che si apriva e la stanza con le pareti macchiate.

Sono tornata a spalancarli, guardandomi attorno con attenzione. È allora che mi sono accorta di una vasca circolare, che forse un tempo ospitava l’idromassaggio, posta di fronte alla scenografia di una piccola imbarcazione in legno che sembrava emergere dal pavimento.

«Proviamo di qua» ho esclamato, prima di incamminarmi sempre più sicura verso la vasca lurida.

Giacomo mi ha seguita senza fiatare. Mi è bastato uno sguardo per percepire tutta la tensione che stava trattenendo.

Mi sono fermata davanti al finto relitto, che adesso sembrava più vero che mai.

La superficie di legno marcio era distrutta in più punti, mostrando una struttura in ferro.

Solo allora ho capito che non si trattava esclusivamente di un elemento scenografico, ma che nascondeva all’interno un cubo di cemento, una stanza, che in origine doveva aver ospitato un piccolo bar.

«Gli scalini!» ho gridato, indicando le due piccole alzate in legno che sfociavano in un varco aperto sul fianco della struttura dove c’era una porta accostata. Sopra era ancora attaccato un cartello



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