Trotula, medica rivoluzionaria by Emilia Zazza

Trotula, medica rivoluzionaria by Emilia Zazza

autore:Emilia Zazza [Zazza, Emilia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: manni
pubblicato: 2024-07-21T22:00:00+00:00


TERZA PARTE

MAGISTRA

La posizione di Trotula nella società era ormai chiara, così come lo era il suo ruolo nella comunità medico-scientifica.

Rosvita aveva ragione: il ceto di Trotula in qualche modo la proteggeva. Il prestigio della sua famiglia, la ricchezza, unite alla sua genialità, giustificavano agli occhi di molti la scelta di non sposarsi. Persino Alfano aveva smesso di farle prediche sul ruolo della donna nella famiglia: erano più urgenti i loro confronti su quale fosse la cura migliore per questo o quel paziente. Trotula parlava con tutte e con tutti, che fossero nobildonne o pescatori, portava unguenti, tisane, rimedi contro i pidocchi. Era, insomma, fisicamente vicina ai salernitani, e soprattutto alle salernitane. Molti erano stati suoi pazienti e questo la rendeva cara a tutti e tutti, con un po’ di egoismo, si auguravano che non abbandonasse mai la pratica medica in favore del focolare. E lei non sembrava minimamente intenzionata a farlo. Per questo in città furono molto sorpresi quando la famiglia de Ruggiero annunciò le imminenti nozze della figlia con magister Giovanni il Plateario.

Nessuno fu più sorpreso di Plateario stesso, a dire il vero.

Messer Guerino e madonna Rosamunda da Varano, nel ducato di Ancona, avevano sentito parlare di una sanatrix, una “quasi magistra” che faceva magie. Madonna Rosamunda non riusciva a restare incinta e messer Guerino stava iniziando a perdere la pazienza. La moglie non ringiovaniva di certo e lui aveva bisogno di un erede, e se lei non era in grado di darglielo allora lui l’avrebbe ripudiata e si sarebbe scelto una donna più giovane e capace di svolgere i propri doveri. Ma poiché lui, messer Guerino, era un uomo buono, un buon cristiano, aveva sentito tanto parlare di madonna Trotula e dei suoi magici poteri, ed eccolo lì. Aveva affrontato i costi di quel viaggio come ultimo atto di generosità verso la sposa.

Trotula aveva smesso di ascoltarlo la prima volta che il messere aveva pronunciato la parola “magia”. Era così furiosa che non riusciva a ritrovare il normale battito del cuore per poter parlare. Quell’omuncolo paffuto, ridicolo e pomposo! Aveva più pancia che cervello. Era convinta che difficilmente avrebbe potuto svolgere con competenza i suoi doveri coniugali.

«Vuoi sederti un momento, Trotta?» le chiese Rosvita che le leggeva nel pensiero. «Così, madonna Rosamunda», provò a dire Rosvita per cambiare argomento, «avete fatto un lungo viaggio…»

Messer Guerino stava per rispondere quando finalmente Trotula intervenne.

«Qui non pratichiamo la magia, messere. Qui pratichiamo la preziosa arte di Ippocrate e di Galeno. Noi siamo sanatrices, non maghe. Noi pratichiamo la medicina».

«Sì certo madonna», iniziò a bofonchiare l’uomo, «sarà come dice lei. Anche se certo non siete magistri, altrimenti sareste uomini» e ridacchiò compiaciuto della battuta. «Insomma, sempre impiastri con l’erba fate. Forse devo rivolgermi a un maschio in effetti», rifletté ad alta voce. «Tanto voi prendete ordini da loro. Magari provo a sentire un magister, o come diavolo si chiamano. Ma intanto che siamo qui, magari potete fare qualcosa per quel pallore di mia moglie… Avete una polverina colorata, una di quelle cose…»

«Andate da un uomo» lo interruppe Trotula secca.



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