Focolai di guerra by Gareth L. Powell

Focolai di guerra by Gareth L. Powell

autore:Gareth L. Powell [Powell, Gareth L.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Fantasy, General
ISBN: 9788834739747
Google: nuC2DwAAQBAJ
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2019-10-16T22:00:00+00:00


37

Ona Sudak

Cercavamo di procedere senza fare rumore nel tentativo disperato di mantenere un vantaggio sui nostri inseguitori. Per il momento eravamo nascosti dalla scala a chiocciola che curvava su sé stessa. Le loro voci e i loro passi riecheggiavano fino a noi. Per quanto fossimo stanchi non potevamo fermarci. Avremmo perso il nostro distacco e rischiato di essere catturati, o peggio. Tutto ciò che potevamo fare era continuare a scendere, un altissimo scalino dopo l’altro, proseguendo a spirale verso il cuore di Cerebro.

E poi, proprio quando cominciavo a credere che avrei passato il resto dei miei giorni a scendere quella scala infinita, arrivammo all’ultimo gradino. Una curva ancora e ci trovammo davanti un lungo corridoio alto circa tre metri e largo due, pervaso da una luce tenue. Per appena due secondi esitammo. Le scale erano state una tortura, ma il corridoio, per quanto fosse ugualmente piatto e anonimo, rappresentava l’ignoto.

Adam gettò un’occhiata alle sue spalle. «Ce la faremo a percorrerlo tutto prima che ci vedano?»

Lo presi per il polso. «Be’, non possiamo starcene qui.»

Davanti a noi, alla fine del corridoio, potevo scorgere un rettangolo nero, un vano che si apriva su una zona buia. Se fossimo riusciti a raggiungerlo prima che uno solo dei nostri inseguitori arrivasse alla fine delle scale, avremmo potuto nasconderci, almeno per qualche minuto ancora. Iniziammo a correre, con le gambe che tremavano per la fame e la fatica, i cuori che martellavano nelle gabbie toraciche e i polmoni che bruciavano.

Adam procedeva con falcate lunghe e possenti, perfezionate sul tapis roulant, mentre io combattevo contro i muscoli invecchiati delle gambe, un tempo abituati ad allenamenti militari ma che ora avevano perso forza e resistenza. A spingermi erano solo la paura e un’amara determinazione, mentre le cosce e i polpacci si sforzavano come non facevano da anni.

Il corridoio sembrava allungarsi all’infinito, come in un incubo. Correvamo senza arrivare da nessuna parte. La spina dorsale era scossa da brividi che anticipavano il momento in cui ci avrebbero scoperti, pronta a ricevere i proiettili...

E poi sbattemmo contro il muro ai lati del vano buio.

Sussultai. Delle macchie nere mi oscurarono la vista. Mi girava la testa e non riuscii a racimolare abbastanza fiato per parlare. Vedevo Adam muoversi per sbirciare nell’oscurità oltre il vano.

«Dopo di te» disse. Mise un braccio intorno alle mie spalle e io sentii il calore del suo petto attraverso il tessuto della maglia. In quel corridoio asettico e alieno, quell’intimità umana fu di estremo conforto.

«Non sembra molto grande.»

«Forse c’è un’altra porta. Perché costruire tutte quelle scale solo per raggiungere un armadio?»

Alzai le spalle. Le creature che avevano eretto quel posto avevano intagliato un intero sistema solare in una serie di sculture bizzarre e indecifrabili. Chissà quali altre eccentricità si erano concessi.

Sulla soglia, scivolai via dalle braccia di Adam e mi voltai per guardarlo. «Senti, Adam, io...»

Qualcuno gridò dalle scale. Sul penultimo gradino si erano fermate due figure coperte da corazze da combattimento spaiate e consunte, e avevano con loro delle mitragliatrici pesanti.

Eravamo in trappola.

Senza dire una parola, Adam mi spinse indietro, verso il buio della piccola stanza al di là del vano.



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